Un bagno di folla… Fazzolettini colorati sventolavano allegramente. Chiavari, 1998: visita del Santo Padre. In quell’anno era Papa il grande Giovanni Paolo II. Calò il silenzio quando cominciò la Messa che era celebrata nel piazzale che costeggiava il mare. Quel giorno nel cielo c’era un sole splendente. Il raccoglimento della folla accorsa per il grande avvenimento, era stupefacente. Il Papa, come suo solito, si sorreggeva alla Croce. Era anziano a quei tempi, ma era ancora in gamba. Stringeva con forza il suo pastorale, come per attingere forza e illuminazione, per dirigere quella folla che acclamava il suo pastore, successore di Pietro. Come disse Cristo, il successore di Pietro, lo avrebbe rappresentato sulla terra. Noi giovani ci recammo nella pista da cui sarebbe partito l’elicottero del papa, per salutarlo. L’entusiasmo era incontenibile. Non riuscivo a staccare il mio sguardo da quella figura. Lo salutammo con tutto il nostro impegno ed entusiasmo giovanile. Cori da stadio, ma anche canti della sua terra. Il nostro polacco non era certo dei migliori, ma egli ci ringraziò. La sua voce vibrava ancora giovane ed entusiasta. Fece roteare il suo bastone, com’era solito fare con i giovani. Il suo sguardo si era illuminato e non riusciva ad allontanarsi da noi. Vissi un’esperienza molto forte e inaspettata che avevo provato solamente la prima volta che mi recai a Roma nel 1994. Quel clima di Chiesa, di universalità lo respirai allora. Era un clima che non so descrivere a parole e che respirai e assaporai quando andai a san Pietro. Allora non vidi il Papa, anche se avrei voluto. A quei tempi s’ignorava che lui aveva fatto già miracoli in vita. Si vedeva però che era un papa che aveva volontà di costruire la pace con il dialogo, dialogo che in effetti avviò con le varie rappresentanze politiche e religiose. Di dialogo lui se ne intendeva, visto che aveva vissuto due regimi che non scherzavano per niente: il nazismo e il comunismo. Era una persona alla mano, semplice, che sapeva accostarsi alla gente con idee diverse che lui non condivideva. Una polacca che ha vissuto il regime del comunismo, mi ha raccontato che Papa Wojtyla, il quale all’epoca era ancora cardinale, con la sua semplicità, era riuscito a convincere il leader polacco a dargli il consenso a venire in Italia per il Conclave. Il regime comunista controllava, infatti, ciò che faceva la Chiesa e doveva dare lui il consenso per uscire dalla Patria. Si racconta, infatti, che il capo dello stato accordò il permesso perché lo aveva sottovalutato e aveva pensato che di certo non sarebbe diventato papa. Quanta sorpresa, mista ad ammirazione, provò lo stesso leader polacco quando apprese che proprio il suo Cardinale era stato eletto papa! Aveva solamente 58 anni. Seppe accettare con umiltà l’incarico gravoso che la Chiesa gli aveva posto innanzi, con la sua fede forte e genuina, la sua semplicità che incantava chi si accostava a Lui. Ma, si sa, è un po’ come la storia della Sacra Famiglia in viaggio con l’asino, narrata dalla saggezza popolare che la sa lunga in fatto di psicologia più di Freud, per rilevare quanto la gente, non sappia vedere il punto di vista dell’altro, ma qualsiasi cosa faccia, critichi. Si dice infatti che la Sacra Famiglia fosse in viaggio con il suo asinello. Maria viaggiava seduta sull’asino con in braccio il Bambino, mentre Giuseppe, guidava l’animale tenendolo per le briglie. La gente vide e cominciò a criticare. “Ma come mai, quella donna con il bambino grava di tale peso l’asinello, così stanco?”. La Sacra Famiglia sentì e decise di cambiare. La Madonna e il Bambino scesero, mentre Giuseppe salì sull’asino. Splendido, a questo punto forse nessuno dirà nulla… ed invece… “Ma guarda quell’uomo che fa andare la sua sposa con il figlio a piedi, mentre lui è comodo sull’asino!”. La Sacra Famiglia, per non dare nell’occhio, decise di compiere l’ultima soluzione possibile: tutti e tre a piedi, così l’asino si sarebbe riposato e non avrebbero pensato che fra loro c’erano privilegi di sorta. Nessuno ha commentato? Un sogno! “Ma guarda quei tre… vanno a piedi, faticano, quando possiedono una cavalcatura, così comoda che è quell’asino!”. I commenti vanno da sé, ovviamente. Così, anche il nuovo giovane Papa Wojtyla, incontrò le critiche delle persone. In primis… non era italiano! Seconda cosa, viaggiava troppo! Terzo: si mescolava ai musulmani, ortodossi… Quarto: parlava con i leader politici, soprattutto quelli che negavano la libertà al popolo. Qualcuno degli uomini politici, si videro i risultati, cambiò. Forse toccato dalla sua carica di umanità, la sua capacità di non far pesare le sue idee che comunque doveva sostenere. Bonaccione, ma nello stesso tempo, fermo nelle sue idee, senza alcun rispetto umano e desiderio di trarre a tutti i costi alla Sua persona gli altri. Lui voleva semplicemente attrarre gli altri all’ideale di Cristo e della Chiesa. Azzeccato il breve filmato mandato in onda pochi giorni fa alla RAI in suo ricordo. Hanno parlato tante persone di fede che hanno raccontato i propri ricordi con commozione, perché coinvolti in prima persona… Come lo fu il Papa attuale, Benedetto XVI, il quale ha avuto sempre la grande umiltà di accettare l’incarico dopo una figura così carismatica come lo fu il suo “amato predecessore“, come spesso lo chiama lui. Un uomo, il suo predecessore, che aveva saputo attirare una folla immensa, mai vista, al momento della sua morte, che ha fatto piangere di tristezza, ma anche di gioia, milioni e milioni di persone, perché accanto al Suo corpo si respirava già l’aria di paradiso. Umiltà, quella di Benedetto XVI, perché non si vergogna, né è preso da gelosia, quando parla sempre del Suo predecessore, sapendo benissimo che anche i cattolici fanno raffronti fra lui e Giovanni Paolo II… E così la sua vita è terminata, almeno quella sulla terra. Il Vangelo posto sulla sua bara, si è chiuso alla fine della Messa, perché per Lui, il grande Giovanni Paolo II, il Vangelo di fede è terminato. E’ cominciato il Vangelo della certezza, la visione di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento