Come ho detto nell’altro post, si può praticare la grande carità solamente se si è già allenati a quella piccola, la più nascosta e forse la più difficile. I grandi gesti di carità possono nascondere innumerevoli motivazioni umane. Quelli piccoli si celano così bene, che tante volte sono persino fraintesi. La grande maestra di questo è santa Teresina di Lisieux. Non solo lei. Ce ne sono stati tanti che hanno dimostrato che la santità si costruisce compiendo atti di carità piccoli, nascosti. Ciò che santifica è fare tutto per amore, per Dio, senza sperarne il contraccambio. Alcuni sono convinti che chi soffre tanto raggiunge la santità. Questo non è propriamente vero. Sappiamo, infatti, che tanti hanno generato una rivolta interiore quando si sono trovati nella sofferenza. È Vero che chi ha amato profondamente Gesù ha dovuto condividere con Lui il Calvario, ma questo diventa l’espressione più alta dell’amore e non un inutile masochismo. L’anima desidera talmente conformarsi a Gesù, che ne accetta e assimila pienamente il pensiero. Ciò che portò Gesù sulla croce non fu il desiderio di soffrire, ma quello di salvare l’uomo, e quindi l’amore. In rapporto a ciò, riempìti di amore, di carità autentica, i Santi si conformano pienamente al pensiero di Cristo, al Suo anelito. I santi ambiscono ad avere un contatto continuo con Gesù, perché Egli è la Persona amata. Questo contatto si stabilisce tramite lo Spirito che riempie il loro cuore e si manifesta anche nei loro atti.
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