Ho una grande ammirazione per coloro che hanno saputo testimoniare la loro fede fino alla morte. Mi affascina questo "sì" stabile, irrevocabile, perché denota la totale assimilazione e incarnazione di alcuni valori fondamentali cristiani. E' quell'amore vero, granitico, che diventa cieco di fronte alle difficoltà, non conosce ostacoli né calcoli. Mi affascina davvero tanto. E' davvero lodevole offrire la vita per la Patria, per la pace, per una buona causa, ma offrirla per la fede è eroico, trascendentale. Ritengo che tutti noi cristiani dovremmo prepararci al martirio. Il buon Dio forse non ci chiamerà a tale missione - i santi lo ritenevano un privilegio - però dobbiamo essere pronti. Bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo alle scelte ed accettarne le conseguenze. Non si può essere cristiani a metà, bisogna essere coerenti riguardo all'identità personale.
Oggi è crollata la stabilità di ogni valore, per cui difficilmente si trovano persone disposte a lottare fino in fondo, fino all'effusione del sangue, persino per valori civili. Qualche volta ho riflettuto sui valori più importanti della mia vita. Se fossi un uomo e fossi nata all'epoca del fascismo, non avrei esitato a lottare per la liberazione della mia Patria. L'amor di Patria è un valore molto bello, forse oggi è andato perduto, ma non impegna ad un cammino speciale... Sì, richiede abnegazione ma mai quanto un cammino di fede che non tocca un solo aspetto della nostra mente, ma richiede il coinvolgimento totale della persona. E' palese che si giunge al martirio dopo un cammino di rinnegamento e di accettazione della morte nella propria vita in ogni sua sfaccettatura.
"Martire" in greco significa "testimone". Nell'uso corrente della lingua italiana, ha assunto il significato di "persona che è stata uccisa". Tutti noi, quindi, dobbiamo essere martiri, testimoni della fede.
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