Ieri ho terminato di leggere un libro molto commovente. Narrava della storia di una madre. Dopo due gemelle, aveva avuto una bambina ritardata di nome Marielle. Una storia sconvolgente che si dipana tra l’abbandono da parte del marito, insensibile e totalmente assente, in una vicenda così dolorosa di una bambina con enormi problemi di salute e l’amore travolgente della madre che resiste a tutti i commenti malevoli della gente che afferma che la morte per quella bambina è meglio della vita, amore che si trasmette anche alle bambine e all’ultimo nato i quali passano dall’indifferenza nei confronti di Marielle, ad un amore oblativo che fa a gara nel compiere gesti d’affetto. Storia davvero sconvolgente, se si pensa che fu vissuta davvero dalla mamma dei bambini. È un racconto autobiografico, infatti.
Una volta avevo parlato dei ricoverati del Piccolo Cottolengo e come quel luogo è lungi dall’essere di disperazione ma di gioia e di speranza. Verissimo, ma per chi vorrebbe tutto perfetto, efficiente, questo discorso non entra in testa. Queste persone, emarginate, sono i parafulmini della società, come disse il cardinal Tettamanzi. Oh, sì, i malati, nel piano di Dio, sono molto più efficienti di quelli sani…
1 commento:
sei straordinaria e sono felice di averti incontrato anche se virtualmente. Pace e amore a tutti!
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