venerdì 20 marzo 2020

Tempo di quarantena

Su Facebook molti paragonano la quarantena che tutti noi stiamo vivendo alla vicenda drammatica di Anna Frank. Non c'è dubbio che da parte nostra vi siano numerosi segni di insofferenza, non solo dovuti alla clausura forzata, ma a tutta la faccenda nell'insieme. Chi sta a casa non possiede la certezza al cento per cento di non essere contagiato e la tragica realtà che si sta vivendo in particolar modo a Bergamo e a Brescia, ci ricorda che questo nemico invisibile è molto potente e ci costringe a vedere scene che non abbiamo visto dai tempi della seconda guerra mondiale… Proprio questo panorama attuale ci riporta ai tempi passati che molti di noi hanno vissuto leggendo i libri di storia o le numerose testimonianze scritte e orali dei nostri anziani: la clausura forzata, i numerosi morti, i forni crematori, la non libertà di celebrare di persona le liturgie religiose.
La situazione di Anna Frank era generata dall'odio degli uomini e per questo motivo ancora più incomprensibile. Dovremmo quindi imparare da lei. A soli 13 anni si è dovuta rinchiudere insieme con la sua famiglia nell'alloggio segreto. A 13
anni la vita esplode, oggi come allora: si scoprono i sentimenti forti, si esplora la bellezza e la pericolosità della vita, si fanno esperienze fondamentali per la nostra crescita. Anna non poteva farle: segregata, ha imparato che gli uomini possono arrivare a fare cose assurde per odio e viveva nella paura costante del suo futuro e di quello della sua famiglia. Capiva benissimo, come noi adesso, che la sua vita era legata a un filo: una denuncia da parte di qualcuno e tutti sarebbero morti. Non solo: le notizie circa la sorte degli altri ebrei e di chi li aiutava pesavano sul suo cuore come un macigno. Speranza, paura, noia, desiderio prorompente di vita e libertà si alternavano costantemente nella sua esistenza clandestina. Uguale a noi: anche noi assistiamo alla tragedia di Bergamo, Brescia, Cremona e questa pesa nel nostro cuore e come lei abbiamo paura di condividere la loro stessa sorte…. 
Anna, però, aveva una carta in più che anche noi dovremmo avere: la fede. Nonostante tutto credeva nell'intima bontà dell'uomo e che tutto sarebbe volto al bene…
È vero: anche noi per combattere questo nemico invisibile dovremmo credere nell'invisibile, cioè in Dio senza perdere la speranza. Anche Anna viveva con una paura costante che il cerchio attorno a loro si chiudesse e non oso pensare al momento in cui la Gestapo entrò nell'alloggio segreto. Dovremmo imparare da lei: Dio è onnipotente… l'uomo sta facendo oltre il possibile per sconfiggere questo virus, ma Dio può fare davvero l'impossibile… e lo farà se saremo docili, pregheremo...

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