domenica 15 marzo 2020

Agonia nell'orto degli ulivi e Coronavirus

Oggi è domenica, fuori c'è un sole meraviglioso e nonostante dentro il mio cuore senta la pace, esso trasuda di sofferenza. Sì, mi viene da piangere pensando alle notizie drammatiche che giungono da Bergamo, pensando alla lunga processione di bare che non ricevono nemmeno il sussidio di un funerale o qualsiasi supporto religioso. Sono morti soli, lontano dai parenti più cari, senza poter vedere il loro volto per l'ultima volta. Vengono posti dove si può in attesa della cremazione… una lunga processione di bare… più di cento al giorno. Una strage insomma. 
È una sofferenza profonda la mia che mi fa apparire la quarantena a cui siamo sottoposti, come una passeggiata. Non riesco a distogliere il pensiero dalla sofferenza di questi nostri fratelli, dal loro terrore, dalla loro paura... Non ci riesco proprio. 
È come accadde per il terremoto in centro Italia e per il Ponte Morandi, si sente un dolore sordo, profondo… e non si riesce ad allontanare in alcun modo. 
Mi viene da pensare alla sofferenza che provò Gesù nell'orto degli ulivi, quando sentì il peso dei nostri peccati e soffrì talmente tanto che sudò sangue. Solo l'amore che sentiva per noi, vedendoci in pericolo, nel dolore, poteva fargli sentire quella sofferenza, una sofferenza talmente forte da farlo sudare sangue. Non possiamo ignorare il dolore di questi nostri fratelli che deve essere quello di tutti. Bisogna arrivare anche a comprendere la loro fuga dalla Lombardia per lasciarsi alle spalle quell'orrore, quella paura… Non è giusto che fuggano, ma bisogna anche capirli. Non deve essere assolutamente una situazione facile. Il dolore di uno solo dei nostri fratelli, è e deve essere il dolore di tutti.

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