lunedì 30 marzo 2020

Domenica del pianto e della speranza

Ieri il Vangelo narrava la morte di Lazzaro, fratello di Marta e Maria nonché  amico di Gesù.
È il Vangelo in cui l'umanità di Gesù si palesa apertamente, è il Vangelo in cui la misericordia e l'onnipotenza di Gesù fanno un miracolo indimenticabile: la risurrezione di Lazzaro. 
Cosa accadde? Marta e Maria informarono Gesù della malattia di Lazzaro. Gesù commentò che quella malattia non era per la morte, ma per la gloria di Dio. Gesù si ritirò per due giorni, molto probabilmente a pregare e il terzo si rivolse ai discepoli annunciando che Lazzaro si era addormentato. Con questa espressione definì la morte come un sonno profondo. Gli apostoli (come spesso accadeva) non compresero e risposero che se Lazzaro dormiva, sarebbe stato salvo. Gesù spiega apertamente che Lazzaro era morto e che era opportuno recarsi da lui in Giudea. Gli apostoli gli fecero notare che andare in Giudea nuovamente, voleva dire rischiare la propria vita e Tommaso commentò in modo amaro di fronte alla decisione di Gesù: "Andiamo a morire con lui". 
Dopo che Gesù si fu recato a casa di Marta e Maria, si commosse profondamente di fronte al loro dolore e chiese di essere accompagnato al sepolcro di Lazzaro. Giunto là, Gesù scoppiò in pianto. Alcuni, di fronte al pianto, commentarono in modo differente: "Non poteva evitare che morisse?" e "Guardate come lo amava!". Fecero commenti negativi e positivi di fronte ai quali Gesù provò ancora una commozione fortissima. Seguì l'episodio della resurrezione di Lazzaro. Mi piace come fu interpretato nel film "Gesù di Nazaret" di Zeffirelli, rende proprio l'idea. Gesù comandò a Lazzaro di venire fuori... Di fatto gli comandò di passare dal buio del sepolcro alla luce esterna. Il grande miracolo avvenne dopo quattro giorni dalla morte di Lazzaro, il suo corpo mandava già cattivo odore. Gesù con la potenza della sua parola ha il potere di riportare in vita, di risvegliare dalla morte. 
In questo vangelo, come ho già detto, esce l'umanità di Gesù in tutta la sua pienezza, la sua carica di amore e di affetto, tramite la commozione e il dolore. Egli era uomo a tutti gli effetti. Per tale motivo il Papa ha definito quella di ieri la domenica del pianto. Questo sono le sue parole: 
" Gesù piange con amore, piange con i suoi che piangono, piange sempre per amore, ha un cuore pieno di compassione. Oggi davanti a un mondo che soffre per la pandemia siamo capaci di piangere come Gesù? Tanti piangono oggi. Chiediamo la grazia di piangere. E se è troppo duro, (anche se) sono capace di parlare, di fare del bene, di aiutare, ma il cuore non entra, non sono capace di piangere, chiedere questa grazia al Signore: Signore, che io pianga con te, pianga con il tuo popolo che in questo momento soffre. Tanti piangono oggi. E noi, da questo altare, da questo sacrificio di Gesù, di Gesù che non si è vergognato di piangere, chiediamo la grazia di piangere. Che oggi sia per tutti noi come la domenica del pianto.".

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