Una notte a Roma come
tante altre quella del 25/26 luglio, con il viola del cielo che si
appoggia sui tetti dei palazzi e giace sulle storiche rovine.... le
forze dell'ordine impegnate, come sempre, a combattere contro la
malavita... È così anche in una città più piccola come Genova,
figuriamoci Roma. Già, tante volte anche qui ho visto i poliziotti
rischiare la propria vita per intervenire in liti sfociate in modo
violento in accoltellamenti, mettere quei giubbotti antiproiettili e
tuffarsi in quei caruggi ancora immersi nel buio della notte.
Quella notte un
carabiniere giovane, 35 anni appena compiuti, è stato accoltellato
ed è morto. Una tragedia... una grossa tragedia, perché ogni vita è
preziosa. La tragedia è ancor più grossa perché Mario è morto
facendo il proprio dovere e per mano violenta di un ragazzino di 19
anni.
Oltre ad essere un
carabiniere, era impegnato nella cura dei poveri e si recava spesso
in pellegrinaggio a Medjugorje. A quanto pare era un cattolico
praticante, di quelli non solo casa – chiesa, ma impegnati ad
aiutare i poveri, oltre che a compiere il proprio dovere con
generosità. È un fatto di cronaca che tutti conoscono e che ha
suscitato numerose reazioni da parte della gente. Indignazione,
sconcerto, dolore... ma anche reazioni violente da chi, forse, non ci
si aspetterebbe. Sono cose note a tutti, ma le descrivo brevemente
per proporre una piccola riflessione. Un'insegnante, esattamente una
professoressa di arte di un liceo, ha commentato la questione con una
frase cruda che esige attenzione. Non è solamente uno sfogo di un
momento, come non lo sono tanti messaggi di odio che circolano in
rete su altri argomenti non meno importanti.
“Uno di meno, e
chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la
mancanza.”
Questo era il commento
postato dalla professoressa al quale sono seguite delle scuse un po'
raffazzonate secondo me per dare un senso a quello che aveva fatto. A
suo dire lo ha scritto perché spesso le forze dell'ordine non
intervengono tempestivamente quando una donna viene picchiata dal
marito. Questo è stata la prima parte della questione che poi
riprenderò. La seconda riguarda ancora un'altra prof...la quale ha
commentato la foto del presunto assassino bendato e ammanettato in
caserma: “... quando è necessario e non vi è altra scelta un
colpo in testa al reo, come fanno in ogni altro paese.”.
Altro commento di
un'altra professoressa, questa volta di diritto. Tutte persone di
cultura...
Sono tutti fatti di
cronaca emersi in questi giorni con velocità fulminea, come un botta
e risposta, che tutti conoscono. Non voglio parlare di questi fatti
di cronaca in particolare, desidero semplicemente riflettere su ciò
che può portare a questi commenti così aspri, così rabbiosi. Lo
scritto, al contrario della lingua parlata, passa attraverso il
canale della ragione. Uno può vagliare le parole che scrive. Il
fatto è che entrambe i commenti, sembrano sminuire il valore della
vita. Prima di essere un carabiniere, era una persona, con una
storia, una famiglia, delle speranze, delle aspettative, dei sogni...
e faceva anche tanto bene, una bravissima persona, un giovane
impegnato con passione nel suo lavoro, nel sociale e nella vita
spirituale. Il suo sguardo, definito poco intelligente dalla
professoressa, era di un azzurro impressionante che sembrava
riflettere il cielo dove lui è andato troppo presto. Come si può
dire “uno di meno”? Hanno ucciso una persona! Una vita è finita!
E la sua vita si intrecciava con altre vite, quelle dei suoi parenti
e amici che hanno sofferto tantissimo. Che cosa ha pensato quel
povero ragazzo quando ha capito che la sua vita terrena stava per
finire?
Il secondo commento: una
botta in testa al reo... Ma non si può... anche a lui bisogna dare
la possibilità di cambiare, la violenza non paga mai e fa passare
dalla parte del torto. Commenti insensati e privi di sensibilità
detti da persone che dovrebbero comprendere le sofferenze, speranze,
gioie, timori dei loro alunni. Non ho parole.
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