lunedì 29 luglio 2019

Commenti inappropriati

Una notte a Roma come tante altre quella del 25/26 luglio, con il viola del cielo che si appoggia sui tetti dei palazzi e giace sulle storiche rovine.... le forze dell'ordine impegnate, come sempre, a combattere contro la malavita... È così anche in una città più piccola come Genova, figuriamoci Roma. Già, tante volte anche qui ho visto i poliziotti rischiare la propria vita per intervenire in liti sfociate in modo violento in accoltellamenti, mettere quei giubbotti antiproiettili e tuffarsi in quei caruggi ancora immersi nel buio della notte.
Quella notte un carabiniere giovane, 35 anni appena compiuti, è stato accoltellato ed è morto. Una tragedia... una grossa tragedia, perché ogni vita è preziosa. La tragedia è ancor più grossa perché Mario è morto facendo il proprio dovere e per mano violenta di un ragazzino di 19 anni.
Oltre ad essere un carabiniere, era impegnato nella cura dei poveri e si recava spesso in pellegrinaggio a Medjugorje. A quanto pare era un cattolico praticante, di quelli non solo casa – chiesa, ma impegnati ad aiutare i poveri, oltre che a compiere il proprio dovere con generosità. È un fatto di cronaca che tutti conoscono e che ha suscitato numerose reazioni da parte della gente. Indignazione, sconcerto, dolore... ma anche reazioni violente da chi, forse, non ci si aspetterebbe. Sono cose note a tutti, ma le descrivo brevemente per proporre una piccola riflessione. Un'insegnante, esattamente una professoressa di arte di un liceo, ha commentato la questione con una frase cruda che esige attenzione. Non è solamente uno sfogo di un momento, come non lo sono tanti messaggi di odio che circolano in rete su altri argomenti non meno importanti.
“Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza.”
Questo era il commento postato dalla professoressa al quale sono seguite delle scuse un po' raffazzonate secondo me per dare un senso a quello che aveva fatto. A suo dire lo ha scritto perché spesso le forze dell'ordine non intervengono tempestivamente quando una donna viene picchiata dal marito. Questo è stata la prima parte della questione che poi riprenderò. La seconda riguarda ancora un'altra prof...la quale ha commentato la foto del presunto assassino bendato e ammanettato in caserma: “... quando è necessario e non vi è altra scelta un colpo in testa al reo, come fanno in ogni altro paese.”.
Altro commento di un'altra professoressa, questa volta di diritto. Tutte persone di cultura...
Sono tutti fatti di cronaca emersi in questi giorni con velocità fulminea, come un botta e risposta, che tutti conoscono. Non voglio parlare di questi fatti di cronaca in particolare, desidero semplicemente riflettere su ciò che può portare a questi commenti così aspri, così rabbiosi. Lo scritto, al contrario della lingua parlata, passa attraverso il canale della ragione. Uno può vagliare le parole che scrive. Il fatto è che entrambe i commenti, sembrano sminuire il valore della vita. Prima di essere un carabiniere, era una persona, con una storia, una famiglia, delle speranze, delle aspettative, dei sogni... e faceva anche tanto bene, una bravissima persona, un giovane impegnato con passione nel suo lavoro, nel sociale e nella vita spirituale. Il suo sguardo, definito poco intelligente dalla professoressa, era di un azzurro impressionante che sembrava riflettere il cielo dove lui è andato troppo presto. Come si può dire “uno di meno”? Hanno ucciso una persona! Una vita è finita! E la sua vita si intrecciava con altre vite, quelle dei suoi parenti e amici che hanno sofferto tantissimo. Che cosa ha pensato quel povero ragazzo quando ha capito che la sua vita terrena stava per finire?
Il secondo commento: una botta in testa al reo... Ma non si può... anche a lui bisogna dare la possibilità di cambiare, la violenza non paga mai e fa passare dalla parte del torto. Commenti insensati e privi di sensibilità detti da persone che dovrebbero comprendere le sofferenze, speranze, gioie, timori dei loro alunni. Non ho parole.

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