mercoledì 3 luglio 2019

Libertà

In nome della libertà, abbiamo ucciso… la libertà.

Pochi giorni fa sono accadute due cose qui a Genova, degne di una riflessione attenta e considerata. Il 29 giugno, esattamente alle 18,30, su un treno che andava nel ponente genovese, un gruppo di ragazzi in cui vi erano anche due ragazze, ha picchiato malamente un loro coetaneo di 16 anni facendogli perdere i sensi per ben 10 minuti e mandandolo in ospedale con una prognosi di 7 giorni. Inaudito! La dinamica dei fatti è un po' confusa ed è stata ricostruita grazie all'amico che era con lui e ha chiamato i soccorsi. Il fatto è che i due amici erano nella carrozza finale del treno con le loro biciclette. Ad un certo punto è salito un gruppo di ragazzi che avevano le sigarette accese. Alle rimostranze dei due ragazzi che hanno fatto notare che era vietato fumare, hanno cominciato a giocherellare con il campanello della bicicletta. Il proprietario della bicicletta è andato verso di loro per farli smettere e da quel momento nemmeno l'amico, come dice lui, ha visto ciò che è accaduto. Lo hanno circondato e poi picchiato a sangue facendogli perdere i sensi. Quando l'amico si è accorto dell'accaduto si è fatto spazio fra il cerchio e ha cercato di soccorrerlo e ha chiamato gli aiuti. Il gruppo teppista, vedendo che la questione si faceva seria, è sceso alla stazione Brignole.
Non è possibile!
Secondo avvenimento.
Il 30 giugno più o meno alla stessa ora in concomitanza della fiera di san Pietro tradizionale per la città di Genova, si snoda nel centro una manifestazione antifascista inerente ad un fatto accaduto parecchi anni fa, non importante come la guerra, ma riguardante un comizio MSI che si doveva tenere in città e contro il quale i genovesi si erano opposti.
Ferma restando che la storia per certi versi si può ripetere, ma sicuramente in modo diverso, si deve andare avanti... Ma il fatto non è questo. Il corteo che inneggiava alla libertà, alla pace, di fatto ha compiuto atti vandalici, rompendo vetrine e pasticciando i muri di una chiesa.... In nome della libertà.
Mi dispiace, ma secondo me questi non sono segni di libertà. Sono i segni di una società allo sbando, incapace di capire qual è il vero senso della libertà. L'uomo non può vivere senza regole, senza leggi, mi dispiace... L'uomo ha uno strumento potente dentro di sé per valutare ciò che è bene e ciò che è male: la coscienza. Non può essere concesso tutto, altrimenti sarebbe il caos. Da che mondo e mondo qualsiasi filosofo ha compreso che nell'armonia vi è la pace, nel caos la guerra e la scontentezza.
E ancora...
Un gruppo di politici hanno presentato una mozione al governo per eliminare l'insegnamento della religione nella scuola e  soppiantarla con l'educazione civica, in nome sempre di una libertà pensata male. Chi lavora a scuola sa bene che l'educazione civica anche se non ha acquisito ufficialmente quel nome, si impartisce in ogni istante, fin dalla più tenera età, facendo notare le regole che esistono in una classe. Se una persona impara le regole del vivere nel piccolo contesto della famiglia e della classe, fuori di queste continuerà ad essere educato e a comprendere i confini tra sé e gli altri.
L'episodio dei giovani ha suscitato nel giornalista il commento che noi adulti siamo stati incapaci di dare regole. È vero. Sembra che loro siano il centro del mondo dagli atteggiamenti più elementari di convivenza nei luoghi pubblici. Faccio un esempio. Negli autobus vige la regola di tirar giù dalle spalle gli zaini per non ingombrare e dare spazio agli altri. La maggior parte dei giovani ignora la regola e tiene gli zaini sulle spalle... anzi, non curandosi affatto degli altri, lo danno contro le spalle degli altri e non si spostano mai quando qualcuno deve scendere. Questi piccoli fatti, seppur piccolissimi, dimostrano l'incapacità di seguire le regole minime di convivenza per il proprio comodo e a discapito degli altri. La religione non dà dei cattivi principi, inoltre nella scuola statale l'ora di religione permette di accostare i ragazzi a religioni differenti da quella cattolica, aprendo il cervello ad altre culture e facilitando l'inclusione.

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