In nome della libertà, abbiamo ucciso… la libertà.
Pochi giorni fa sono
accadute due cose qui a Genova, degne di una riflessione attenta e
considerata. Il 29 giugno, esattamente alle 18,30, su un treno che
andava nel ponente genovese, un gruppo di ragazzi in cui vi erano
anche due ragazze, ha picchiato malamente un loro coetaneo di 16 anni
facendogli perdere i sensi per ben 10 minuti e mandandolo in ospedale
con una prognosi di 7 giorni. Inaudito! La dinamica dei fatti è un
po' confusa ed è stata ricostruita grazie all'amico che era con lui
e ha chiamato i soccorsi. Il fatto è che i due amici erano nella
carrozza finale del treno con le loro biciclette. Ad un certo punto è
salito un gruppo di ragazzi che avevano le sigarette accese. Alle
rimostranze dei due ragazzi che hanno fatto notare che era vietato
fumare, hanno cominciato a giocherellare con il campanello della
bicicletta. Il proprietario della bicicletta è andato verso di loro
per farli smettere e da quel momento nemmeno l'amico, come dice lui,
ha visto ciò che è accaduto. Lo hanno circondato e poi picchiato a
sangue facendogli perdere i sensi. Quando l'amico si è accorto
dell'accaduto si è fatto spazio fra il cerchio e ha cercato di
soccorrerlo e ha chiamato gli aiuti. Il gruppo teppista, vedendo che
la questione si faceva seria, è sceso alla stazione Brignole.
Non è possibile!
Secondo avvenimento.
Il 30 giugno più o meno
alla stessa ora in concomitanza della fiera di san Pietro
tradizionale per la città di Genova, si snoda nel centro una
manifestazione antifascista inerente ad un fatto accaduto parecchi
anni fa, non importante come la guerra, ma riguardante un comizio MSI
che si doveva tenere in città e contro il quale i genovesi si erano
opposti.
Ferma restando che la
storia per certi versi si può ripetere, ma sicuramente in modo
diverso, si deve andare avanti... Ma il fatto non è questo. Il corteo che inneggiava alla libertà, alla pace, di fatto ha compiuto atti vandalici, rompendo vetrine e pasticciando i muri di una chiesa.... In
nome della libertà.
Mi dispiace, ma secondo
me questi non sono segni di libertà. Sono i segni di una società
allo sbando, incapace di capire qual è il vero senso della libertà.
L'uomo non può vivere senza regole, senza leggi, mi dispiace...
L'uomo ha uno strumento potente dentro di sé per valutare ciò che è
bene e ciò che è male: la coscienza. Non può essere concesso
tutto, altrimenti sarebbe il caos. Da che mondo e mondo qualsiasi
filosofo ha compreso che nell'armonia vi è la pace, nel caos la
guerra e la scontentezza.
E ancora...
Un gruppo di politici
hanno presentato una mozione al governo per eliminare l'insegnamento
della religione nella scuola e soppiantarla con l'educazione
civica, in nome sempre di una libertà pensata male. Chi lavora a
scuola sa bene che l'educazione civica anche se non ha acquisito
ufficialmente quel nome, si impartisce in ogni istante, fin dalla più
tenera età, facendo notare le regole che esistono in una classe. Se
una persona impara le regole del vivere nel piccolo contesto della
famiglia e della classe, fuori di queste continuerà ad essere
educato e a comprendere i confini tra sé e gli altri.
L'episodio dei giovani ha
suscitato nel giornalista il commento che noi adulti siamo stati
incapaci di dare regole. È vero. Sembra che loro siano il centro del
mondo dagli atteggiamenti più elementari di convivenza nei luoghi
pubblici. Faccio un esempio. Negli autobus vige la regola di tirar
giù dalle spalle gli zaini per non ingombrare e dare spazio agli
altri. La maggior parte dei giovani ignora la regola e tiene gli
zaini sulle spalle... anzi, non curandosi affatto degli altri, lo
danno contro le spalle degli altri e non si spostano mai quando
qualcuno deve scendere. Questi piccoli fatti, seppur piccolissimi,
dimostrano l'incapacità di seguire le regole minime di convivenza
per il proprio comodo e a discapito degli altri. La religione non dà
dei cattivi principi, inoltre nella scuola statale l'ora di religione
permette di accostare i ragazzi a religioni differenti da quella
cattolica, aprendo il cervello ad altre culture e facilitando
l'inclusione.
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