lunedì 8 luglio 2019

Il Re Davide

L'ufficio delle letture oggi presentava parte della storia di Davide. Dopo aver peccato e soprattutto dopo essersi reso conto di questo, Davide si ritiene la persona più “infima”, meritevole di ogni cosa che il buon Dio permette nella sua vita, abbandonandosi con fiducia alla sua volontà. Assalonne, suo figlio, cospira contro di lui e Davide scappa da Gerusalemme insieme con numerosi leviti. Essi portano con loro l'Arca, ma Davide dice loro di lasciarlo nel posto in cui si trova, osservando che se sarà volontà di Dio, egli sarebbe tornata a vederla. Arrivati a Bacurim, Simei appartenente alla casata di Saul comincia a inveire contro Davide che era ancora giuridicamente il re. A quei tempi il Re era scelto da Dio, quindi inveire contro di lui era un sacrilegio. Un uomo che accompagnava il Re gli domandò se doveva ucciderlo, ma Davide con una profonda umiltà risponde di lasciarlo fare perché era Dio stesso che gli aveva ordinato di insultarlo.
Il comportamento di Davide denota una grande umiltà: sa di aver peccato nei confronti del Signore e che il sangue di tori e capri come sacrificio non basteranno a riparare al grande errore fatto, ma con grande fede gli offre il suo pentimento e la sofferenza dovuta agli insulti di quell'uomo, mostrando di essere consapevole che quello sta dicendo la verità.
Tutti noi siamo peccatori, anche se non cadiamo in peccati mortali. Dobbiamo avere la piena consapevolezza di questo, di aver bisogno di purificazione. Tale consapevolezza ci aiuta ad accettare di buon animo tutto ciò che ci accade nella vita e ci provoca sofferenza. Gesù inoltre ci ha insegnato ad andare anche oltre a questo: a non preoccuparci della nostra salvezza, ma soprattutto di mettere la nostra vita a servizio degli altri e quindi di offrire le nostre sofferenze per la salvezza e riparazione dei peccati altrui. Il discorso sta tutto qui: il nostro animo deve avere le medesime disposizioni di quello di Davide e questo regalerà all'animo tanta pace e gioia.

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