La pericope del Vangelo
letta qualche giorno fa, mette in luce un aspetto su cui dovremmo
riflettere più sovente.
“Guardatevi dai lupi
rapaci che entrano nel recinto del vostro gregge sotto l'aspetto di
pecore... dai loro frutti li riconoscerete. Un albero buono produce
frutti buoni, mentre uno cattivo, cattivi.”.
Il discernimento non è
tanto facile, perché per fortuna tra coloro che si dichiarano atei,
ci sono delle persone veramente stupende, al contrario, tra i
cattolici, che dovrebbero intendere meglio cosa significhi che tutti
hanno bisogno di conversione, ci sono persone che vivacchiano e fanno
del male agli altri, oppure che tengono molto al prestigio personale.
Infatti, ci sono persone
dichiaratamente cattoliche che vanno sempre a messa, eppure non
curano l'aspetto interiore, quello più importante. È chiaro che
nessuno di noi è santo (a partire da me stessa... le mie meditazioni
partono sempre dalla mia realtà), ma si cerca di camminare verso il
buon Dio chiedendogli di immergere il proprio cuore nel vero amore.
L'atteggiamento del vero cattolico è quello del “pubblicano al
tempio”. Egli sapeva bene di essere un peccatore pubblico e davanti
alla presenza di Dio, inginocchiato in un angolo, incapace di alzare
gli occhi, si percuoteva il petto, domandando pietà e perdono. Il
cattolico non può giudicare gli altri perché sa bene che lui stesso
è incline al peccato e se non cade in qualche peccato grave, lo deve
solamente alla grazia di Dio. Le persone che non curano l'aspetto
interiore, sono quelle raffigurate da Gesù, sempre nella stessa
parabola, dal Fariseo che inizia la sua preghiera bene, con un
ringraziamento, ma la continua male dicendo che non è come gli
altri, come il pubblicano accanto a lui, sciorinando la sua superbia
senza limiti. Ecco, ci sono persone cattoliche che apparentemente non
ledono la carità, anzi sono sempre impegnatissime, al centro di ogni
opera buona, ma... se vivi con loro capisci che non è oro tutto quel
che luccica. Ogni opera viene fatta per la soddisfazione del proprio
“io”, per avere un proprio tornaconto personale. Esternamente
sembra che non critichino, ma poi sono proprio come l'acqua cheta che
rode a lungo andare senza che gli altri se ne accorgano... ed è
davvero la peggiore... Assecondano la loro gelosia, parlano
direttamente con persone che contano per rovinare la vita agli altri
o... si fissano con una persona alla quale non danno occasione di
cambiamento, ma spesso e volentieri vedono in queste i propri
difetti. Non è da Dio demolire le persone. La correzione fraterna è
tutt'altra cosa.
Poi ci sono le persone
atee di buoni principi, almeno apparentemente. A loro dire sono per
l'accoglienza della diversità di qualsiasi tipo sia, per la
tolleranza e il dialogo... ma se poi parli con loro, ci si accorge che
spesso mettono etichette a chi la pensa in modo diverso e la loro
accoglienza, tolleranza e dialogo sono per lo più fini a ricevere un
tornaconto personale o si dedicano a criticare il prossimo senza
scrupolo per il loro peso, per il loro stile di vita differente dal
proprio... e in questi comportamenti, mi sapete dire dove sono
l'accoglienza, la tolleranza e il dialogo? In realtà una persona che
critica è spinta da due motivi fondamentali: la gelosia o la
superbia. Una persona che critica tenta di sminuire l'altro per far
capire o autoconvincersi di essere migliore.
L'ateo di principi
davvero buoni, quello che supera il cattolico fatto solamente di
tradizioni, è quello che spende davvero la vita a servizio degli
altri. Ricordiamo Sanguineti il medico che aiutò padre Pio a tirare
su l'ospedale Sollievo della Sofferenza.... Lui si dichiara ateo, ma
di fatto serve Gesù nei propri fratelli. Questo è il prototipo
anche del cattolico vero che si spende per gli altri. L'ateo e
cattolico santi hanno un comune denominatore: l'umiltà... e l'umiltà
non porta alla critica... Ricordiamo che la critica devasta il
prossimo....
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