La contemplazione è l'anticamera della vita eterna. E' necessario esercitarsi in questa pratica perché, delle forme di preghiera esistenti, è quella che permette l'unione con l'anima con Dio, trasforma la vita modellandola su quella di Gesù. Ci vuole tempo e voglia per praticarla. Come in un quadro, la contemplazione è quel gioco di ombre e luci, quei ritocchi necessario per renderlo perfetto.
Mi è piaciuto, per questo motivo, meditare su alcune fotografie scattate nel cimitero monumentale di Staglieno - Genova, che traggono alcune sculture eloquenti su tale argomento.
In fondo ci affanniamo senza tregua per rendere questa vita più comoda che mai, ignorando che ogni istante appartiene al Creatore e che solo Lui può rendere eterni i nostri attimi. Sì, è vero, parliamo spesso di morte, ma la concezione vera e propria della nostra morte, non l'abbiamo. Non immaginiamo del tutto che pure noi un giorno, saremo chiusi in una bara sotto terra, che questa vita terrena è proprio un attimo, un soffio che spesso sprechiamo malamente. La morte non è la fine di tutto è l'attuazione dell'unione piena con Dio sperimentata durante la contemplazione. Per questo motivo un'anima contemplante proverà di più nostalgia di Dio rispetto ad un'anima che si è limitata a preghiere liturgiche o vocali. Essa desidererà quel delizioso incontro.
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