Ho letto alcuni racconti interessanti che mi hanno dato spunto per riflettere sul grande tema della carità. Alcuni caretteri sono filantropici per natura: si danno tutti a tutti, semplicemente per soddisfare l'esigenza di quel vuoto interiore che non saprebbero colmare altrimenti. Caratteri felici, senz'altro, che facilitano loro la pratica della carità. La carità, però, possiede radici differenti e la sua sorgente è Dio.Ma ritorniamo ai nostri racconti. Il primo racconto è di Rudyard Kipling ed è intitolato "Bee bee, Pecora Nera". E' introdotta da una rima infantile che recita così:
Bee, bee, Pecora Nera,
Hai della Lana?Certo Signore, tre sacchi pieni.Uno per il Padrone, uno per la Signora
e nessuno per il ragazzino che piange in fondo al sentiero.
I protagonisti sono due ragazzini, un maschio e una femmina, Punch e Judy, che all'inizio del racconto hanno rispettivamente 5 e 3 anni e vivono in India.
Per esigenze economiche i due ragazzini vengono accompagnati in Inghilterra in una nuova famiglia composta da zio Harry, un uomo piuttosto anziano che incarna l'umanità; da zia Rosa, religiosa ma despota; dal figlio Harry, perfido e geloso di Punch.
I ragazzini in principio vengono sopraffatti dalla sofferenza per l'abbandono dei genitori, ma il loro ricordo comincia a sbiadire fino a scomparire quasi del tutto. Punch si rivela un ragazzino terribile, di una vivacità sana, e Judy diventa la cocca della nuova zia adottiva.
Sia Rosa esasperava il concetto del giudizio di Dio e prendeva ogni minimo pretesto per redarguire il ragazzino in modo aspro e tirannico peggiorando così la siutazione e suscitando in lui pensieri d'omicidio e di suicidio.
La religiosità della zia era pressoché legata a leggi morali, al terrore dell'inferno priva dell'anima della carità. Così, svuotata della sua essenza, non valeva a nulla se non ad esasperare gli animi. La misericordia, l'amore cambiano gli animi più inaspriti. Purtroppo zio Harry morì e Pecora Nera rimase in balia dei sentimenti dell'odio della sua famiglia adottiva, sballottato dalla violenza di questa tempesta.
In seguito a questi avvenimenti, Pecora Nera pensò seriamente al suicidio e, paradosso della situazione, succhiò la vernice di un'Arca di Noè giocattolo, nella speranza che questa ponesse fine alla sua vita. Punch non morì, con suo grande disappunto, ma diventò quasi cieco tra l'indifferenza generale.
Harry aveva creato anche a scuola il medesimo ambiente, raccontando le malefatte di Punch a tutti, compagni e professori, cosicché nemmeno là trovò mai la valvola di sfogo, necessaria per la sopravvivenza.
Un ambiente ostile genera animi aspri, sofferenze inaudite e non educa mai.
Grazie alla ciecità, vengono chiamati i genitori dei due ragazzi, ai quali ormai resta di loro un ricordo nebuloso, ottenebrato dalla fitta cortina del tempo e dalle tante sofferenze subite. Punch non aspetta altro che mamma lo punisca per le sue malefatte, pronto a sfoderare il suo odio, come spada pungente. E' prevenuto: in principio ha paura delle percosse, ma piano piano comprende che esiste un amore che non è legato fondamentalmente al buon comportamento, ma semplicemente alla persona, così com'è.
Il ragazzino, che ormai conta 10 anni, viene riconquistato dall'amore della madre. L'autore termina il racconto con una riflessione amara ma veritiera:
"Quando delle giovani labbra hanno bevuto profondamente dalle acque amare dell'Odio, Sospetto e Disperazione, tutto l'Amore del mondo non può eliminare completamente ciò che si è appreso in tal modo; sebbene esso possa per un attimo volgere degli occhi ottenebrati alla luce, e insegnare la Fede dove Fede non vi è."
Nessun commento:
Posta un commento