Si sa che il cimitero di Genova, Staglieno, è di grande valore artistico e spirituale. Dite quel che dite, ma passare tra le tombe ed immaginare oltre quella fotografia che riproduce la persona già entrata nell'eternità, la vita che ha vissuto, mi dà tanta pace e m'immerge in meditazioni talmente profonde che rapiscono completamente la mia anima. Un po' come accadde forse, a quello scrittore inglese, di cui non ricordo il nome, il quale, passeggiando tra le tombe, ha immaginato la vita passata di ogni occupante delle tombe. Il mistero della vita, talvolta, comincia proprio da quella tomba di marmo che ostenta una foto di una persona sorridente, oppure la sofferenza vissuta in altalene di speranze e gioia, con coraggio e determinazione: in fondo quello è il passo più grande della vita che determina il “destino” eterno di ogni persona. Allora ecco che sulle lapidi s'intrecciano frasi dal tenore curioso tendenti ad un'eternità, talvolta marmorea, anelata, inconsapevolmente, comunicata in modi da cui trasuda un certo dubbio e desiderio di lasciare qualcosa che possa far meditare o rammentare colui o colei che ha già varcato quella soglia. Si tende a legare eternità con vita terrena trascorsa: sciarpe di squadre del cuore penzolano scolorite dalla croce che sovrasta la tomba, unico segno vero che dobbiamo “usare” come vessillo quando i nostri occhi si chiudono alla vita terrena; giocattoli inerti, sferzati dalle intemperie, rimangono attoniti testimoni di una vita stroncata nel fiore degli anni... E si può immaginare il dolore dei cari che non hanno potuto far nulla per alleviare quel momento tanto temuto che ha presentato quell'anima all'eternità. Le tombe diventano ponti che uniscono terra e cielo, mistero e redenzione...
E proprio a Staglieno, vi è la tomba di una donna che vendeva noccioline e che con il ricavato si è comprata la tomba che la riproduce con le noccioline: sotto la statua una frase sibillina proiettata nell'eternità ma ancora incerta nella vita terrena...
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