Dopo aver ricevuto il Battesimo, Gesù viene condotto dallo Spirito nel deserto dov' è tentato dal diavolo. Gesù accetta la croce della tentazione. Certamente la tentazione non proviene dall'interno ma dall'esterno: mentre il cuore dell'uomo è soggetto alla concupiscenza, quello di Gesù è completamente puro.
Le tentazioni riguardano soprattutto il potere e il suo uso non per amore ma per farsi valere, per soddisfare i propri bisogni, e l'idolatria, l'adorazione del diavolo. Sappiamo che anche il diavolo stesso fa miracoli, che, oltre a non essere duraturi, hanno uno scopo differente da quelli che compie Gesù. Due azioni, seppur medesime, possono avere due scopi differenti, uno buono e l'altro no.
Dopo aver subito le tentazioni, Gesù si reca in sinagoga e dopo aver letto un pezzo del profeta Isaia che tratta della missione del Messia, commenta che nessun profeta è bene accetto in patria e che, per questo motivo, per la loro incredulità, non avrebbe potuto operare miracoli come invece avrebbe fatto in città straniere. Gesù ama profondamente la verità e l'afferma senza timore pur sapendo di suscitare una reazione violenta.
Ascoltate queste parole, le reazioni non si fanno attendere: la gente spinge Gesù fin sul ciglio del monte per gettarlo giù dal precipizio, ma, poiché non era ancora giunta la sua ora, Gesù passo tranquillamente fra loro e se ne andò. Si apre così la sua vita pubblica costituita sempre da ammirazione e incomprensione, una dualità che opera incessantemente, intrecciandosi armoniosamente, una dualità che non spaventa minimamente Gesù e non gl' impedisce di affermare la verità.
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