Non mediterò mai abbastanza sulle conseguenze delle nostre azioni. Lo sento fortemente in questo periodo, nelle mie piccole esperienze quotidiane: ogni azione ha una conseguenza sugli altri, talvolta positiva, altre negativa, e qui si gioca tutto. Non si può negare. È difficile scorgere in ogni nostra azione le conseguenze relative, però sarebbe un lavoro da fare che prende nome di “discernimento”, ogni volta che dobbiamo prendere una decisione. È vero che questa diventa ancor più difficile ma se uno prendesse una decisione sul serio, dovrebbe tramutarsi in un “matematico”, un “economo” della situazione, valutando le varie conseguenze connesse a quella scelta. Entrate e uscite, probabilità positive e negative e quindi tirar una conclusione adeguata e ponderata. Non siamo onniscienti, questo è pur vero, e questo ci ha salvati. La nostra debolezza è stata la nostra salvezza. Pensiamo ad esempio alla condanna dell'umanità e a quella degli angeli. Se noi le poniamo a confronto, intuiamo subito la differenza che intercorre fra le due. Gli Angeli che si sono ribellati a Dio erano senz'altro molto più intelligenti degli uomini, erano esseri perfetti che conoscevano benissimo le conseguenze della loro ribellione. Loro conoscevano senz'ombra di dubbio Dio, in tutti i suoi aspetti, i suoi attributi: la luce che loro profondevano, ha permesso loro di vedere nitidamente Dio. Gli uomini, invece, pur vivendo nel paradiso, non avevano una piena conoscenza di Dio. Per loro era il Creatore, erano nati dal suo pensiero, capaci di interagire con lui, ma pur sempre inferiori di gran lunga degli angeli. Non potevano valutare le ripercussioni della loro scelta. Tratti dalla terra, hanno ceduto alla lusinga del serpente che strisciava sopra la terra, guidati dalle loro debolezze, memori delle proprie origini terrene e attratti tenacemente da queste. È chiaro, sebbene noi sezioniamo, analizziamo tutte le alternative non ci sarà mai una decisione perfetta, esula di dubbi. Finché viviamo su questa terra, non possiamo possedere la certezza della nostra infallibilità, ma nelle piccole decisioni, possiamo arrivare ad una conclusione che sia il meno svantaggiosa per il prossimo. Si possono fare un'infinità di esempi, da quelli più devastanti a quelli più semplici. Noi corriamo il rischio di sottovalutare le decisioni che non portano alla morte del nostro prossimo somministrando dei zuccherini alla nostra coscienza camuffandola di un bene fittizio che invece fa solo male e fa emergere la sua assurdità.
Un esempio. Ad una festa un giovane ha bevuto tantissimo e con leggerezza si mette al volante. Sembra una “semplice” imprudenza che coinvolge solo la persona, in questo caso il giovane: bevendo fa male al suo fegato... ma può rivelarsi una trappola letale per altri. La sua decisione di alzare il gomito, lo ha portato a non valutare i rischi connessi al suo mettersi al volante. Non è in grado di ponderare i rischi correlati al mettersi ubriaco alla guida della sua auto. Annebbiato dai fumi dell'alcool, non può comprendere ciò che potrà accadere realmente. Pensa erroneamente di essere in grado di guidare, visto che è un provetto conducente, non può valutare tutte le conseguenze legate alla sua “alzare il gomito”. Il suo mettersi al volante può portare a incidenti letali, distruzione di altre famiglie che, con quel lutto, possiamo condurre all'odio, alla perdita della fede, all'amarezza più profonda. Quel giovane forse, non era di temperamento aggressivo, non ha mai fatto del male ad altri, eppure, quella di alzare il gomito può in un sol colpo uccidere gli altri, rovinare la vita di famiglie intere, gettandole nella disperazione.
Lo stesso discorso possiamo farlo per le decisioni minori. Siccome sono minori, non diamo loro sufficiente importanza e così rischiamo ancor di più di compiere disastri che possono portare alla morte. E meno male che qualcuno da lassù veglia e tenta di porre una toppa ai nostri disastri.
Ad esempio: un tizio mangia una banana e getta la buccia per strada e non nell'apposito cestino. È un semplice dovere di cittadino, quello di tenere pulita, per suo conto, la città in cui vive, eppure questa può portare a conseguenze terribili che nemmeno immagineremmo. Un dovere che nasconde la finezza del bene altrui. Una persona anziana passa per quella strada senza avvedersi della famigerata buccia abbandonata sull'asfalto. Scivola, si rompe una gamba. Iniziano cure senza fine, una famiglia scombussolata nei loro orari e nella sua economia. La donna anziana può essere condotta al ricovero in una struttura specializzata in cui sperimenta l'abbandono, l'amarezza di una depressione che prima d'allora non aveva provato. La getta nello sconforto, sconforto che accorcia inesorabilmente la sua vita. Una piccola buccia di banana che avrebbe potuto causare la morte di una persona, senza saperlo perché quella persona non la vedremo mai in volto.
Un altro esempio, ancor più semplice, tratto dall'esperienza comune... del fallimento reale di un'azienda, quella dei trasporti di Genova, l'AMT. Un po' di responsabilità l'abbiamo anche noi. Sì, vero, almeno quelli che non hanno pagato il biglietto. Vero, siamo oberati di tasse, ma è nostro dovere essere buoni cittadini, espletando i nostri doveri, lo ha detto anche san Paolo. In questo caso il nostro dovere è quello di pagare il biglietto. Questo avrebbe aiutato l'AMT di non andare in crisi. E non scordiamo che dietro quell'azienda, ci sono famiglie che vivono di quello stipendio che essa fornisce loro. Fallimento, chiusura dell'azienda, persone senza lavoro, disperazione, suicidio, morte. Ecco che il non pagare un biglietto può causare la morte altrui. Una banalità? Noooo!!! affatto! Il nostro non pagare il biglietto può portare alla morte, ci crediamo o no o pensiamo di essere onniscienti come gli angeli? Io ho qualche dubbio.
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