Un altro aspetto su cui riflettere, è la carità. Dannion si sente profondamente cambiato. Tutto ciò che l'attirava prima, aveva perso consistenza. Comprese che la carità doveva essere il perno su cui poggiare tutta la costruzione della sua vita, un perno fondamentale che le avrebbe donato senso. Troppo spesso si svuota la vita di queste piccole cose: la carità deve partire dalle minime circostanze: non sono atteggiamenti esterni, ma è una disposizione d'animo che stimola a vedere la realtà circostante con occhi di misericordia. È difficilissimo praticare l'amore con chi è a noi vicino. Amare il prossimo significa non giudicare mai il suo comportamento, ma vederlo bisognoso di amore, forza e comprensione, proprio come noi. Invece quando si vede sbagliare gli altri, si tende ad evidenziare l'errore, talvolta quasi a gioirne e poi ci illudiamo di possedere carità facendo i camalli, cioè i lavori più pesanti. Oppure ci deliziamo di scaraventare quella nostra accusa sul muso dell'altro, con una parola, senza preoccuparci minimamente dello stato d'animo di chi la riceve, vantandoci della nostra sincerità e forza. Perché? Sono dinamiche interiori difficili da scovare: spesso è desiderio di emergere o semplicemente di affetto. Non sempre indice di cattiveria! Però sono ferite che provocano dolori immensi in chi ci è vicino. Non possiamo negarlo, così come non possiamo negare che comunque la nostra vita deve far leva sulla carità. C'illudiamo di passare per altra strada! Non può essere così. La carità deve avere radici profonde nei pensieri.
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