Un altro triduo pasquale...Giorni di riflessione e di interrogativi. Che senso ha il vivere? E' il grande interrogativo che scuote, di cui la risposta muta radicalmente il modo stesso di vivere.
Trovare il senso della propria esistenza, non è questione di poche riflessioni e di risposte date a casaccio attinte da qualche libro di devozione o teologia somma. Nemmeno i libri delle vite dei santi ci possono rispondere in quattro e quattr'otto. E' la domanda per eccellenza, quella da cui deriva tutto il modo di vivere, la felicità stessa di una persona. Qual è il senso della mia esistenza? Svuotata del vero senso, la vita rimane vuota e diventa una voragine sempre più da colmare e se non lo si fa con Dio, si getta dentro essa tutto ciò che capita tra le mani. Quella voragine va colmata e l'uoomo lo fa con tutto ciò che trova, senza distinzione, ma, poiché lo fa con oggetti corruttibili, questi sono destinati a scomparire, a sciogliersi e a ricreare quel vuoto che fa temere, che fa tremare il cuore.
Da questo vuoto si crea il "mal di vivere", come lo chiamavano i poeti... i disagi, come li chiamano gli psicologi e disagi di vari tipi. Da questo vuoto incolmabile nascono le diverse dipendenze dagli stupefacenti, per rompere quella monotonia che uccide, dal cibo, per trovare piacere e avere di che occupare la mente.
Pare che tutti questi disagi dipendano dalla risposta che si dà a tale domanda: un senso a questa esistenza va dato.
E' vero, è così, non può essere altrimenti. Quando si cammina, si deve avere un senso preciso; se non fosse così, si procederebbe a tentoni e si rischierebbe di perdersi e, perdersi, vorrebbe dire provare paura, soffrire... disagio.
La morte di Gesù in croce, dà un senso a questa esistenza, dà senso alla morte di ogni uomo. Il seme che muore dà vita... La morte di Gesù ha donato la vita stessa: il suo senso.
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