“La signora ammazzatutti”. Strano incominciare con questo simpatico epitetto… ma vi smentisco: questo non è un epiteto, ma una storia che si ispira a situazioni realmente accadute, raccontata sarcasticamente e drammaticamente in un film che, appunto, porta questo titolo. L’ ho cominciato a vedere pensando che fosse una commedia, ci sono quei film tragicomici che si deliziano di mescolare il tragico irreale con il comico. Mi sono ritrovata invece a vedere un film che racconta una storia che spesso si ripete in modo assurdo: quando una donna è implicata in fatti di sangue non si crede subito alla sua colpevolezza. La signora in questione era una psicopatica, che non riusciva ad accettare nessun ostacolo che si frapponesse fra lei e la perfezione ed in nome di questa perfezione, uccideva barbaramente. Ad esempio ha ucciso chi non faceva la raccolta differenziata, chi aveva osato mangiare del pollo o aver disturbato suo marito con il quale aveva progettato una serata differente, il professore che aveva osato sottolineare alcune anomalie del comportamento del figlio. La cosa strana è che lei è riuscita a farla franca sempre, che la folla invasata l’osannava più di un’eroina, che la giuria l’ ha assolta da ogni capo di accusa quando era chiaro che era stata lei a commettere quegli omicidi. E poi… ironia della sorte, la stessa giurista che aveva contribuito ad assolverla, fu barbaramente uccisa perché ai primi di settembre indossava delle scarpe bianche.
Tale film fa riflettere molto sui fenomeni collettivi che portano a una suggestione di massa e non fanno notare ciò che non va nella cosa, si autosuggestionano che sia giusto così. In certi casi è molto difficile comprendere ciò che è bene e ciò che è male. Non è così automatico. Sta di fatto che questo meccanismo è veramente pericoloso. Tante ideologie feroci si sono basate su tale meccanismo. Ecco perché è importantissimo educarsi al senso critico.
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