In questi ultimi tempi
stiamo assistendo ad un fatto storico che, forse, avremmo creduto di
non affrontare mai, tutti impegnati come siamo a sconfiggere gli
effetti della crisi economica che ha colpito il mondo intero ed in
particolare la nostra nazione: gli atti terroristici dell'Isis.
Tali eventi mi hanno
fatto meditare e, secondo me, non succede a caso che alle porte della
Quaresima i terroristi abbiano ucciso e quindi rivolto delle minacce
all'Italia.... la nazione della Croce... Magari lo fosse ancora! Mi
hanno scatenato numerose riflessioni che davvero hanno poi gettato i
pilastri nel mio spirito per avviare un cammino tangibile di
conversione.
Prima di tutto la morte
eroica degli Egiziani, cristiani copti. I terroristi non sono
riusciti a nascondere nel video che i martiri sono morti invocando il
nome di Cristo. Ciò mi riporta alla mente una frase del Vangelo: “Se
chiuderete loro la bocca, urleranno le pietre”. Ed il loro
sacrificio ha gridato fino a noi.. Il loro sacrificio ci interroga,
prepotentemente, anche perché l'Isis con quel gesto violento, ha
voluto lanciare un messaggio all'Italia, alla nazione della Croce...
Ma... il bello è che noi Italiani paghiamo perché siamo cristiani,
ma non solo... Se siamo atei, quindi non crediamo in nulla, pagheremo
per essere occidentali, o perché comunque abbiamo sostenuto gli
Stati Uniti... Insomma, cristiani o non cristiani, gli Italiani
dovranno pagare in quanto tali. Mal comune mezzo gaudio. Consentitemi
questa “battuta” che battuta non è e pare più che altro una
constatazione reale: almeno noi cristiani non saremo soli: se non si
muore per la fede, si morrà per la propria nazionalità e anche chi
ha brontolato continuamente contro l'Italia, volente o nolente, non
potendo cancellare le proprie origine dovrà versare il proprio
sangue. Chiaro, sono ipotesi scaturite da minacce che comunque
sembrano avere dei riscontri reali, visto l'ondata di sangue che ha
colpito l'Europa.
Non dobbiamo nasconderci.
Dobbiamo affrontare coraggiosamente la realtà. Noi cristiani
dobbiamo interrogarci se siamo pronti al martirio... e non siamo
presuntuosi dicendo che SICURAMENTE daremo il sangue per Cristo!
Faremo la stessa fine di Pietro che lo rinnegheremo senza nemmeno che
il gallo abbia bisogno di cantare!!! Dovremo camminare al passo con i
tempi, senza perderci in grandi meditazioni ma interrogandoci se
siamo pronti davvero a dare il sangue per Cristo, uscire dai nostri
gusci tranquilli, comodi nella loro scomodità, dalle nostre Chiese e
dall'ordinarietà delle nostre preghiere per dimostrare di vivere
veramente l' “Ite, missa est”.
La risposta, appunto, non
è così scontata. Capaci di pregare per un giorno intero in
ginocchio, con una sciabola alla gola, sapremmo difendere la nostra
fede e nazionalità? Abbiamo già assistito a tante esecuzioni:
alcuni americani e giapponesi con la sciabola alla gola, pur sapendo
che avrebbero perso ugualmente la loro vita, hanno parlato male,
“tradito” la loro patria. Non appare così scontata la nostra
risposta.
Dobbiamo poi riflettere
sul nostro atteggiamento. Finché l'Isis operava lontano da noi,
lasciandoci nella nostra quieta tranquillità, c'importava poco di
loro. In fondo sgozzava le sue vittime lontano da noi e noi potevamo
entrare tranquillamente nelle nostre chiese, inginocchiarci nei
nostri comodi banchi, senza avere una scimitarra sotto il naso.
Egoisti! Siamo egoisti. Tutti noi facciamo parte del Corpo di Cristo
e dobbiamo partecipare delle sofferenze degli altri. Adesso basta,
dobbiamo uscire dal nostro individualismo, Dio vuole questo da noi! E
se non lo capiamo con le buone, dobbiamo capirlo, per il nostro bene,
quello vero delle nostre anime, con le cattive! “Un grande evento è
alle porte” dicevano le anime del Purgatorio a Maria Simma “ma
non è la crisi economica”. Sarà questo l'evento che porterebbe
alla conversione di tanti? Dobbiamo partecipare alle sofferenze dei
Siriani, dei Libici che già soffrono della tirannia dell'Isis, non
possiamo stare tranquilli nelle nostre chiese, sicuri nei nostri
orari e nel nostro tran tran.
Ciò che è accaduto agli
Egiziani Copti, deve essere l'inizio del nostro cammino quaresimale,
il nostro punto d'arrivo, ovviamente, con l'aiuto di Dio.
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