Mercoledì scorso è
iniziata la Quaresima, tempo forte liturgico in preparazione alla
Pasqua. Nel mio spirito si sono affollate numerose meditazioni,
assieme alla voglia di ascoltare maggiormente il Signore, pregare di
più e finalmente, convertirmi seriamente al Signore. Tanti propositi
sono talvolta destinati ad essere acqua che passa sotto i ponti, ma
tale osservazione dovrebbe stuzzicare il nostro spirito su che cosa
deve essenzialmente basarsi la nostra vita cristiana. Ancora una
volta ci viene incontro il Vangelo, le stesse parole pronunciate da
Gesù.
Il tempo di Quaresima è
il tempo per eccellenza per stare con Gesù. Tante volte cerchiamo di
cambiare semplicemente le nostre azioni esteriori, il più delle
volte facendo fiasco. Non siamo contenti delle nostre azioni, in cuor
nostro sappiamo cosa dobbiamo fare ma non riusciamo a farlo. Questo
non dovrebbe stupirci più di tanto, visto che anche san Paolo aveva
esclamato nel furore della sua battaglia interiore: “Faccio il male
che non voglio e non il bene che vorrei”. Dobbiamo però riuscire a
cambiare piano piano il nostro cuore, a non limitarci a una vita
fatta solamente di dogmi, di atti meramente esteriori da seguire, da
fare a tutti i costi, fuori dei quali noi sentiamo un'inquietudine
tale che ci ruba la serenità. Con ciò non voglio assolutamente dire
che non bisogna più recitare le preghiere prestabilite o vocali, ma
che bisogna mutare lo spirito interiore che ci muove a fare queste
cose. Il tutto è racchiuso in una parola: “Amore”, ma un amore
speciale non solamente umano, un amore da “Dio”, da Spirito
Santo. In questo passaggio s'inserisce la spiritualità di papa
Francesco, sovente travisata in un buonismo eccessivo o in un suo
desiderio recondito di distruggere la Chiesa Cattolica e la sua
tradizione.
L'amore di Dio non è
nessuna delle due affermazioni, basta leggere il vangelo, capire le
parole di Gesù per entrare pienamente in tale discorso e nella
spiritualità di papa Francesco.
L'atteggiamento di Gesù
talvolta rasenta la durezza, una durezza che noi preferiamo evitare.
Tale atteggiamento è riservato proprio ai Dottori della Legge, a
coloro che avevano fatto della Legge di Dio un elenco sterile, vuoto
di piccole leggi umane, tradizioni da usare che, al tempo in cui
vennero stilate, possedevano un valore enorme per gli Ebrei sparsi a
causa della diaspora che rischiavano di dimenticare le loro origini,
la loro fede e le loro usanze, ma che poi sono diventate un giogo
terribile, che nessuno riusciva a portare avanti e che aveva
provocato in tanti spiriti la nascita della superbia, dell'osservanza
sterile, senza amore, di coloro che si battevano per essa. Anche noi
Cattolici possiamo essere soggetti a questo. Nello stesso tempo,
però, un ateo non può accostarsi al vangelo e scoprire i segreti di
Dio senza amarlo. Leggendolo può incorrere in ribellione verso certi
atteggiamenti di Gesù (la cacciata dei dottori dal tempio, le
invettive che lancia loro, i momenti in cui parla dell'inferno...).
Sì, per comprendere davvero Dio, bisogna stare accanto a Lui,
saperlo ascoltare, fare silenzio dentro il proprio cuore. È
contemplando Dio che lo si conosce e si impara veramente ad amare.
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