Entriamo nel deserto. È
cominciata la Quaresima, si deve entrare nel deserto. Basta preghiere
piene di parole, di ragionamenti. Proviamo a fare semplicemente
silenzio e ci accorgeremo che il tempo che dedichiamo alla
contemplazione di Dio non ci basterà. Le parole stancano, ma il
silenzio dilata i nostri sentimenti, l'immergono nell'infinito, ci fa
comprendere che esiste davvero una dimensione in cui il tempo non
esiste. Ecco... proprio in quel momento, sei vicino a Dio. È il
tempo di ascoltare, di perdersi in Dio, della vera preghiera. Siamo
sul monte Tabor. Ma la prova della nostra fede avverrà dopo. Se
abbiamo sperimentato la vera presenza di Dio, dovremo subito scendere
dal monte e scontrarci con le piccole contrarietà della vita.
Capita sempre così quando la preghiera è vera!
Se si sperimenta la vera
contemplazione usciremmo con l'espressione un po' impaurita, un po'
sorpresa, un po' estasiata di Pietro: “è bello per noi stare qui,
faremo delle tende e dormiremo qua!”.
Ed è in quel momento che
Gesù compare davanti a loro nuovamente come un semplice uomo, per
far comprendere loro che la contemplazione deve essere incarnata
nella quotidianità, dove tutto sembra insipido, insapore, eppure si
nasconde il grande e stupefacente evento della trasfigurazione.
Entriamo nel deserto,
luogo dell'incontro con Dio... Ma ricordiamo che là, proprio là,
Gesù incontrò la tentazione, pesante, cocente, allettante. Se si
vuole entrare in contemplazione, aspettiamo anche il momento della
tentazione.
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