La
mentalità odierna, anche di molte persone impegnate nella Chiesa,
accetta malvolentieri l'idea della morte e ancor meno del Purgatorio
e dell'Inferno, forse per alcune correnti di ideologia teologica che
hanno preso il sopravvento assimilando e adattando il Cattolicesimo
al pensiero moderno. La morte non deve far paura: oltre a far parte
della vita dell'uomo, il cristiano, se crede veramente, sa bene che è
una nuova partenza, è la vita vera, quella eterna, quella, insomma,
che ci ha promesso Gesù. Il desiderio della vita eterna, di essere
liberati dalle angustie della vita terrena non deve offuscare la
nostra mente, fino a non farci considerare alcune parti del Vangelo
che a noi paiono crude e severe, come quella parte che accenna al
Purgatorio, seppur celatamente e non dicendone il termine.
La
società di oggi è debole, non riesce a sopportare sofferenze
intense e soprattutto è afflitta da una insicurezza, da una carenza
di affetto tali da non voler sentir parlare né di castigo né di
espiazione o riparazione.
È
indubbio che il Concilio Vaticano II ci ha offerto un'immagine
splendida di chi è veramente Dio. L'uomo, soffocato dallo
spauracchio del giudizio di Dio, non riusciva a concepire un amore
gratuito, trasformando talvolta il suo rapporto con Dio in puro
servilismo, per ottenere la salvezza. In questo clima di timore, si
dibattevano tanti santi, come ad esempio santa Teresina di Lisieux,
una santa speciale e nel contempo semplice. Con l'insegnamento della
“piccola via” non ha fatto altro che svelare il vero volto di
Dio, misericordioso e giusto e di esortare l'uomo a comportarsi da
figlio. Già, perché agire per servilismo non porta alla vera
santità, chi ha paura tende a soffocare alcune passioni in quanto
non buone, senza vincerle. Rimangono perciò pressate, pronte ad
esplodere.
Considerare
l'attributo della misericordia, non consegue l'eliminazione
dell'esistenza del Purgatorio e dell'Inferno. La Chiesa crede
fermamente nella loro esistenza. L'uomo non deve paralizzarsi dal
terrore per l'esistenza del Purgatorio o dell'Inferno, tuttavia ne
dovrebbe avere un sano timore... che sfoci nel rispetto di Dio.
Quando si ama una persona si ha nei suoi confronti rispetto. Può
sfuggire qualche parola di troppo, ma fondamentalmente si ha rispetto
della persona. Agire solamente per puro amore è difficile per
l'uomo, deve avere un certo deterrente che lo sproni a compiere buone
azioni, a rimanere stretto a Dio. Come tutte le cose, ci vorrebbe un
sano equilibrio tra timore e amore, ma molto più probabilmente
oscilleremo tra queste in continuazione. Dovremmo avere fisso questo
concetto: abbiamo la responsabilità di tutti i nostri atti. Ciò che
noi facciamo nel presente si ripercuoterà nel futuro della vita
eterna. Ogni più piccola azione ha ripercussione nella vita eterna,
non possiamo nascondere questa realtà ai nostri occhi, perché
rischieremmo di avere brutte sorprese e non potremo più tornare
indietro. E poi, ricordiamoci che dobbiamo riparare i nostri peccati.
Ci sono perdonati abbondantemente, ma la conseguenza di questi rimane
e perciò abbiamo il dovere di riparare il male che abbiamo commesso.
L'esistenza
del Purgatorio è conseguenza dell'amore di Dio nei nostri confronti
e non del rigore del suo giudizio. Mettiamoci d'impegno a riparare i
peccati dell'umanità con la penitenza, con piccole penitenze, come
diceva santa Teresina (predicava l'amore, ma faceva penitenza per i
peccati!) eppur efficaci, se fatte con amore. Praticando la penitenza
per gli altri, l'amore del nostro cuore cancellerà i nostri stessi
peccati...
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