In questa
meditazione presenterò velocemente l'esperienza di Natuzza Evolo,
per farvi comprendere il motivo e la fonte delle mie riflessioni.
Natuzza non nasce in un ambiente spiritualmente sano: suo padre,
emigrato in Argentina, ha formato una nuova famiglia e la condotta
della madre è parecchio chiacchierata in paese. Non riceve una
formazione umana e spirituale cristiana, tuttavia si distingue tra le
coetanee per il suo carattere dolce e paziente. Cresce nella miseria
e per questo deve lavorare per aiutare la famiglia. Dio non sceglie i
sapienti e i forti: Natuzza ottiene un dono straordinario, a lei
vanno le anime del purgatorio per ottenere preghiere, suffragi,
perché sanno che il suo cuore è generoso e offre volentieri quello
che ha. Lo straordinario irrompe nella sua vita fin dai dieci anni.
Come spesso accade nella vita di questi grandi mistici, la prova,
anche da parte della Chiesa, sta in agguato. Molti santi, come san
Filippo Neri, padre Pio e tanti altri, hanno sofferto delle
persecuzioni da parte della Chiesa, persecuzioni pesanti che non
vanno per il sottile, che decretano la mistica o il mistico pazza o
pazzo, affetti da turbe psichiche. Tali persecuzioni fanno arricciare
il naso, senza dubbio, ma hanno uno scopo ben preciso. Per il
perseguitato sono importantissime per la sua crescita nella fede o
per dimostrare che si deve essere fedeli anche nei momenti di
sofferenza più profonda; per gli altri sono altrettanto importanti
affinché non credano che la Chiesa corra immediatamente appena si
comincia a gridare al miracolo.
La fede va
provata con il fuoco per renderla pura. E il fuoco brucia. Non si
prova quando tutto va bene, quando siamo osannati o tenuti in forte
considerazione, ma quando tutte le nostre certezze crollano, quando
quella persona che noi amiamo si nasconde o sembra assumere volti
differenti. Se la Chiesa gridasse subito al miracolo, perderebbe la
sua credibilità davanti ai cattolici stessi. Tutti questi eventi
straordinari vanno vagliati e comunque ricondotti all'esperienza
principale del cristiano: la sua fede. Non devono assolutamente
rivestirsi della benché minima traccia di scaramanzia, a mo' di
amuleto contro le nostre segrete paure e delusioni o come balsamo
guaritore o lenitivo. Queste esperienze straordinarie hanno il solo
dovere di ricondurci, come ho detto, alla vera esistenza di Dio, che,
come diceva padre Pio, solo lui fa i miracoli... ma, non avendo mani,
si serve delle nostre. Ognuno possiede il suo carisma. Non tutti sono
chiamati ad avere visioni continue. È Dio che sceglie le persone a
cui rivelarsi o alle quali affidare una missione. Tale missione non
rende più santa la persona, ma è la sua umiltà, il suo amore e la
sua fede. Se questa missione fosse spogliata da codesti elementi
fondamentali, sarebbe vana. Dio aborrisce gli orgogliosi. Non
dobbiamo però, chiuderci ad ogni esperienza mistica dicendo che sono
tutte fandonie o illusioni. Non dobbiamo sottovalutare la fantasia di
Dio che agisce come meglio gli aggrada. Natuzza venne giudicata da
padre Gemelli come una psicolabile, affetta da isteria. Padre Gemelli
fece la stessa cosa con padre Pio. È indubbio che il suo
atteggiamento sia discutibile. Non va giustificato, sono ugualmente
mancanze di carità, come ad esempio taluni atteggiamenti dei
superiori nella vita di Bernadette Soubirous o di santa Teresina del
Bambin Gesù. Il male va sempre combattuto, certi giudizi non
dovrebbero esistere, semplicemente per il fatto che, giudicando, ci
arroghiamo una prerogativa esclusiva di Dio. Spesso questi
persecutori si sono giustificati dicendo che lo facevano per il bene
della persona, ma ricordiamoci che un noto proverbio italiano afferma
sapientemente: “la strada che conduce all'inferno è lastricata di
buone intenzioni”.
L'errore di
chi ha contrastato questi santi è la durezza del loro cuore, la non
apertura a leggere qualcosa di straordinario che si stava svolgendo
sotto ai loro occhi. Tale chiusura, se analizzata, potrebbe rivelare
un sentimento meschino quale la gelosia per codesti doni che loro non
possiedono, semplicemente perché non menano una vita di unione con
Dio o non si sono impegnati a sradicare i propri difetti che hanno
infettato il loro modo di vedere le cose. Non scandalizziamoci per
questo, può accadere anche a noi, basta che ci lasciamo prendere da
quei sentimenti di invidia, rivalità... Nessuno di noi ne è esente.
Facciamo fatica ad accettare i profeti accanto a noi. Accettiamo
padre Pio, Natuzza, perché non hanno vissuto gomito a gomito con
noi, ma se fossimo stati chiamati a vivere quest'esperienza vicino a
loro, forse pure il nostro modo di vedere le cose sarebbe stato
inquinato dalla nostra disumanità. Ci avrebbero spiattellato i
nostri errori davanti agli occhi, nostri e di tutti... saremmo stati
felici? Chi lo sa. Per questo motivo anche noi non possiamo
condannare Gemelli, ma questo non ci esimia dal fare alcune
considerazioni. Padre Gemelli è un paladino della scienza, vede
tutto come uno psicologo, in modo esagerato. Sembra non considerare
il soprannaturale, non gli dà almeno un po' di spazio, sembra non
porsi in un atteggiamento di ascolto umile della volontà di Dio.
Nessuno dovrebbe arrogarsi questo diritto... Pure padre Gemelli, come
padre Pio, ha tirato su un ospedale, eppure nessuno si è sognato di
avviare la causa di beatificazione. Tirare su un ospedale è una cosa
ammirevole, ma se è un tempio solamente della scienza, non è più
di tanto encomiabile. Il cattolico deve avere un qualcosa in più,
non deve adorare la scienza come un nuovo idolo che possiede la
chiave di salvezza per l'uomo! La scienza è uno strumento di Dio,
che usa per far vivere l'uomo più dignitosamente e deve sottostare a
leggi morali, senza prevaricare e invadere il confine legittimo della
libertà individuale.
Natuzza non
sapeva né leggere né scrivere. Dio si rivela a tali anime per far
comprendere che la “scienza” (sapere) che quella persona ha
acquisito non è frutto di letture e grandi studi, ma dello stare in
orazione davanti a Dio...
Sì, il
libro dal quale possiamo imparare maggiormente è proprio la Passione
di Cristo, lo stare davanti al Tabernacolo in preghiera. Questo vuole
insegnarci Natuzza: esiste una vita oltre la tomba e se si vuole
vivere bene l'eternità, si deve vivere bene, con sacrificio questa
vita terrena. Affronteremo poi le varie visioni di numerosi mistici
del passato e presente e, in specifico quelle di Natuzza, nostra
contemporanea.
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