Il cammino del cristiano è tutt'altro
che semplice, eppure non bisogna negare che sia entusiasmante
intraprenderlo! Tutto il messaggio si concentra in questo concetto:
Dio Padre ti ama. Gesù, rivolgendosi a Dio, lo chiama spesso con
l'appellativo di “Dio Padre”. Lo chiama “Dio” perché
comunque rimane il padrone delle nostre vite. A questo punto
bisognerebbe addentrarsi in un discorso assai complesso riguardante
il concetto di “libertà” che per adesso non voglio affrontare.
Lo chiama “Padre”, ovviamente con la “p” maiuscola, perché è
lui che ha donato a noi tutti la vita. Anche qui si potrebbe
affrontare l'altro discorso un po' difficile sulla maternità di Dio.
L'essere Dio implica tanti attributi, l'onniscienza,
l'onnipresenza...ecc.... Insomma, come tanti salmi recitano, Dio sa
tutto di noi: sebbene abbiano contribuito l'uomo e la donna nella
generazione di un uomo, la decisione fondamentale della vita spetta a
Dio. È in questo contesto che s'introduce il concetto
importantissimo del matrimonio come sacramento d'amore e
partecipazione all'atto creativo di Dio e della famiglia come cellula
fondamentale della società. Non voglio affrontare questi discorsi
importantissimi, lo faremo in un altro momento, desideravo
soffermarmi su un altro pensiero. Siccome Dio è Padre, in teoria e
poi in pratica, noi saremmo tutti fratelli. Spesso e volentieri
facciamo esperienza che l'essere fratelli non implica un legame di
sangue: le amicizie profonde, che tendono al completamento, alla
condivisione reciproca, toccano vette sublimi che, a volte, non hanno
niente a che vedere con i rapporti difficili tra persone che hanno lo
stesso sangue. Vero è che i familiari non sono scelti da noi, mentre
le amicizie sì. Non scordiamo che, ad ogni modo, l'amicizia si deve
costruire giorno per giorno, superando le difficoltà, senza
escludere dei confronti, dei litigi. Chi non litiga mai, in realtà,
è perché uno dei due non si fa conoscere fino in fondo, non svela
le sue idee e non si mette in gioco per timore di una rottura del
rapporto... e qui, si dovrebbero fare tanti discorsi, tante
riflessioni, su come in un rapporto si possa nascondere tanto
egoismo... Interrompo qua e procedo con il mio discorso.
Proprio ieri sera un film poliziesco ha
toccato un pensiero importantissimo: l'amore fraterno, il perdono
reciproco, l'assenza di giudizio. L'amico del poliziotto si era
convertito, dopo aver condotto una vita da ladro e malfattore, ed era
diventato prete di una parrocchia che non lo accettava per il suo
passato burrascoso. In quella comunità cristiana, emergeva il
giudizio di condanna verso il parroco. È il pericolo che corrono
tutte le nostre parrocchie e comunità. In un momento in cui il prete
si trovava in difficoltà con i parrocchiani che lo stavano
rigettando pubblicamente durante una funzione, il poliziotto che non
era praticante, dal pulpito li ferma con una citazione di una frase
di Gesù, richiamando un episodio bellissimo e commovente del
vangelo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”. Anche
nel film, i parrocchiani se ne andarono senza fiatare, lasciando in
pace il prete. Dobbiamo riconoscere e discernere ciò che è bene e
ciò che è male. Gesù non dice che l'uomo debba privarsi della
capacità di giudizio che è propria dell'uomo. È una sua
peculiarità. Dice, invece, che il giudizio non deve tramutarsi in
condanna. Ciò è spiegabile anche umanamente: che vergogna
riprendere il nostro fratello per una piccola colpa, per una svista
quando magari noi abbiamo fatto di peggio. Tutti noi abbiamo bisogno
di perdono, per questo motivo non dovremmo mai giudicare gli altri.
Questo ci renderebbe ridicoli e senza alcuna affidabilità... È
la storia del bue che dice all'asino “cornuto”. È la storia di
Davide... La racconto per chi non la sapesse. Davide aveva ceduto
alla tentazione della carne unendosi con la moglie di un soldato del
suo Regno. Ovviamente alla donna non restava alcuna scelta. La
Bibbia, invece, induce a riflettere sulla scelta di Davide. Egli,
dopo aver appreso dalla donna che era rimasta incnta di un suo
figlio, fa uccidere con l'inganno Uria, il marito. Egli si mette così
la coscienza a posto, ma non ha fatto i conti con Dio che odia gli
inganni e i soprusi verso i più deboli: si riprenderà quel figlio
illegittimo. Davide piange molto per quel figlio, ma Dio vuole farlo
riflettere e gli manda Natan, un profeta, che gli racconta la storia
di un pastore che possedeva solamente una pecorella alla quale era
ardentemente affezionato. Un uomo ricco che possedeva tantissime
cose, s'invaghì di quella pecorella e la rapì, la portò via con
l'inganno. Davide, sentendo quella storia, s'indignò molto e asserì:
“Dimmi chi è quell'uomo, lo farò morire per l'ingiustizia
fatta!”. E Natan si rivolse a Davide dicendo: “Quell'uomo sei
tu!”.
Davide
si pentì grandemente del suo atto ingiusto... Ma noi, ci rendiamo
conto dei nostri inganni nei confronti dei più deboli o la
nascondiamo dietro una cosa che A NOI pare giusta? Se sì, come
possiamo osare criticare aspramente i nostri fratelli? Togli la trave
che hai nel tuo occhio e ci vedrai bene per togliere la pagliuzza
nell'occhio del tuo fratello. Quanta psicologia c'è nel vangelo! Non
è solamente un libro di Rivelazione!
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