martedì 10 gennaio 2012

Parlare con Dio

Un altro aspetto che mi ha fatto riflettere profondamente del diario di santa Faustina, era il dialogare con Gesù.
Ad un certo punto, suor Faustina sta sopportando alcune pene riguardo alle difficoltà di attuare il comando di Gesù di pitturare la Sua immagine. Suor Faustina non ritiene opportuno presentare il suo dolore a Gesù, in quanto Egli ne conosce già l'intimo tormento. Ma Gesù la sprona ad esporre le sue difficoltà comunque, ad aprirgli l'animo con fiducia. La nostra vita spirituale può possedere due aspetti diametralmente opposti: nel primo, quando ci accostiamo a Dio, siamo parchi di parole personali e colmi di formule preconfezionate; nel secondo travolgiamo Dio con una valanga di racconti e parole, senza essere capaci e pronti ad ascoltare cosa vuole dirci Dio riguardo a quell'avvenimento.
Le preghiere insegnateci dalla Chiesa sono semplici, senza contenere elevazioni particolari, ma ne rappresentano il cuore stesso. Esse sono divise in due parti: la prima di lode, la seconda di richiesta. Non sono di certo parole che commuovono Dio, ma l'amore di cui le colmiamo.
L'importante è non svuotarle di questo contenuto prezioso, altrimenti ne rimarrebbe solamente la forma di cui Dio non sa che farsene. Le trasformeremmo in quei cembali squillanti che provocano solamente rumore.
La Madonna ha ordinato di dire il Rosario? Ebbene, bisogna dirlo tutto come una filastrocca, senza nemmeno pensare al contenuto delle parole che pronunciamo. Svuotandole del contenuto ne rimane solo la forma. Bene, dopo aver detto tutto il Rosario, posso affermare di aver recitato le preghiere, ma di non aver pregato! Nel primo aspetto della preghiera, talvolta si affaccia il timore del silenzio, di intravedere ciò che si nasconde negli anfratti dello spirito e che forse non accetteremmo di noi stessi. Non vogliamo vedere noi stessi perché il nostro intimo non è regolare come lo schema delle nostre preghiere.
Nel secondo aspetto della preghiera, il nostro racconto può essere un perfetto monologo che non desidera incontrarsi con il Logos e per tale motivo rimane sterile, non aperto al volere di Dio.

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