La prima lettura di domenica scorsa, mi ha fatto riflettere sul significato di città anche dal punto di vista biblico. La città è il luogo spiritualmente pericoloso. In essa si trovano tutti gli svaghi possibili e, quindi, più occasione di peccare. La città diventa, per gli Ebrei, segno concreto dell'orgoglio umano che s'incarna nella magnificenza dei palazzi, templi e monumenti. La città: confusione spirituale, occasione di scandalo e perdizione. Pensiamo solo a ciò che disse Giovanni nel versetto 11,7 dell'Apocalisse riguardo a Roma che pure diventò sede della Chiesa: la paragonò a Sodoma ed Egitto per i grandi peccati d'impurità che si commisero...Anche se, nello stesso tempo, fu proclamata santa come Gerusalemme perché cuore pulsante della Chiesa.
Mi è venuto spontaneo pensare ai grandi cambiamenti degli ultimi tempi che, con l'avanzare del progresso, hanno visto le campagne sfollarsi per riempire la città. Il progresso è una cosa molto buona come diceva Bacone, perché aiuta il corpo a cooperare per il bene. Lo espone, però, a rischi maggiori. La città, con il suo duro cemento, ha voluto chiudere agli occhi dell'uomo il grande libro della natura che con la sua stessa esistenza e i suoi ritmi gli parlava di Dio. I ritmi frenetici della città soffocano i momenti di silenzio, tempestano di rumori assordanti l'udito.
Riflettendo, gli Ebrei sembra che abbiano ragione a boicottare le città! E le città sono diventate teatro di tante vite, e non se ne può fare a meno.
La natura insegna la riflessione, la pazienza dell'attesa, lo stupore per le coese più semplici. Tutto soffocato dal cemento, dai ritmi frenetici imposti dalla società odierna...
1 commento:
Sono d'accordo solo parzialmente. La citta', cosi' come la cultura e le sue regole, non sono esseri animati, non vivono di vita propria, devono piuttosto essere equiparati a mezzi. Dipende da noi come usiamo questi mezzi; ci sono stati santi vissuti in citta' enormi, ed esseri "malvagi" che in citta' non hanno mai messo piede. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilita' e non additare un luogo o altre circostanze esterne come responsabili delle proprie manchevolezze.
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