In questi giorni si legge la parte del vangelo riguardande la carità. Pensavo che tutti i discepoli di Cristo, dovrebbero vivere in pienezza il Vangelo. Tanti santi sono riusciti. E' un grande impegno, una lotta continua. Si sbatte contro il muro dei propri limiti, delle proprie inconsistenze che a volte prendono il sopravvento su di noi.
So infatti che non il bene abita in me, cioè nella mia carne, poiché il volere sta in mia mano, ma non il fare il bene, poiché non faccio il bene che voglio, bensì il male che non voglio.
Anche san Paolo si lamentava di sè. A volte è una lotta aspra, ma questo serve per la nostra umiltà. Davvero, si pensa che l'austerità sia sinonimo di santità. Il cuore della Chiesa è invece l'amore e su di esso si basa la santità del credente. In fondo elencando le proprie austerità, si fa come il fariseo al Tempio che impostò la sua preghiera su un elogio personale. "Ah, io non bevo mai caffé, mi mortifico..." Sinonimo di: "Voi non lo fate, io sono più santo, fatevi miei imitatori..." Oh, poveri noi! Se fosse così, povera Chiesa!!!! Non sappiamo che un novello san Paolo è sorto nella nostra comunità di credenti...
I nostri limiti e peccati, servono anche per credere nell'onnipotenza di Dio e... forse, soprattutto per questo.
Bisogna avere tanta pazienza con se stessi e credere fermamente nell'amore di Dio.
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