Giorni corti che piombano nel buio, scomparendo, imbevuti di pioggia, pioggia screziata di sole il quale, con i suoi raggi, l'accende... Scompaiono inghiottiti da un denso buio. Il tempo corre veloce, scrivendo la storia, accendendo i cuori, fiaccandoli a volte con il suo incedere inesorabile. Ma in questo buio, attraversato da slanci e da speranze, illuminato da desideri e da gioie, il Signore parla, entra, erompe nella vita. Finito un altro anno liturgico, ci accingiamo ad entrare nel clima dell'avvento, tempo di attesa e di speranza. Talvolta penso che anche noi cristiani non viviamo nell'attesa di Dio, ma smarriamo il senso dei nostri giorni, ingoiati, inabissati nelle cose da fare, nel ritmo vorticoso dei doveri e delle mansioni da svolgere. Non devono assorbirci talmente tanto da non farmi pensare più a Dio. Ogni azione deve avere il suo inizio, il suo compimento, la sua fine solamente in Dio, altrimenti perderebbe parte del suo valore. Egli deve essere il motore di ogni cosa. Bisogna credere fermamente alla Sua presenza. Solo questa può darci la speranza di una vita migliore, con uno scopo trascendentale che supera ogni attesa umana. Senza ciò, ci dibatteremmo nel fango delle contingenze terrene che ci travolgerebbero e quindi ci affogherebbero, senza farci comprendere nemmeno il senso del loro avvenire. Tutto ha un senso, non avviene nulla a caso: c'è una sapienza divina che governa il mondo. Se io sto alla sua presenza, la mia vita cambia, si trasforma. M'immagino Gesù mentre si china sulle mie ferite e mi dà il balsamo del suo perdono. Ecco cosa vuol dire vivere il mistero dell'incarnazioe... Credere che Dio irrompa nella storia personale...
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