Storia odierna, fatta di violenze, di soprusi. L'era di pace di cui noi tanto ci vantiamo, è punteggiata di fatti di violenza inaudita, di ferocia incontrollata. Era di pace europea, non certo in altri paesi, come potrebbero essere quelli orientali. Stiamo bene noi, cosa ci importa degli altri? Invece tanti stati subiscono ancora delle repressioni o delle guerre di cui noi non ci occupiamo perché di esse, non abbiamo il contraccambio o non ne subiamo le conseguenze dirette.
Mi è rivenuto in mente un film molto toccante, che racconta uno spaccato di un periodo grondante sangue: quello della seconda guerra mondiale, più precisamente l'olocausto. Un periodo osceno, in cui satana sembra sciolto da ogni legame. Storia toccante, che presenta una realtà agghiacciante, che non fanno vedere in immagini violente, ma nel dramma degli sguardi e di mentalità contrastanti. L'uomo non ha mai smesso di essere violento e di uccidere solamente per il gusto di uccidere. Una tremenda follia collettiva. Uccisioni che passavano per giuste, per il bene di un paese. Inculcavano idee pazzesche che la stessa umanità non accettava e che razionalmente condiderava come assurde. In questo scenario tremendo, di morte e sofferenza, nasce una stupenda amicizia tra due bambini che, in teoria avrebbero dovuto essere nemici. Il tedesco, pur essendo molto ingenuo, capisce benissimo che loro due non potevano essere amici. Nemici. Dovevano essere nemici. Ma, pur essendo cresciuto nell'ambiente militare del padre, educato da un precettore ad odiare gli ebrei, comprende che non è umana l'ideologia nazista e dubita persino del padre. Entrambe i bambini sono prigionieri, in modo differente. Uno ha tutto il cibo che desidera, vive riccamente, ma non può uscire dal proprio giardino, perché oltre quello ci sono gli orrori di una guerra sanguinaria e crudele... Ma nemmeno razionale. Gli giunge, nonostante tutti gli accorgimenti, l'eco di quel massacro crudele, che doveva essere nascosto al mondo, compresi i tedeschi stessi. Eco che visibilmente si concretizza in un fumo maleodorante, uscito dalle ciminiere dei forni crematori. Suo padre è coinvolto nella soluzione finale in prima persona. Bruno aiuterà l'amico a cercare il proprio padre morto già nelle camere a gas. Vestirà i suoi panni, il famoso pigiama a righe e ne condividerà la sorte. Il vero senso della vita, sembra sottolineare il film è l'amore che può crescere in ambienti impensabili, che supera ogni barriera, di ideologia e di un filo spinato atto a non far scappare le persone. Interessante che, proprio il più piccolo della famiglia, non si lascerà raggirare dalle chiacchiere dei tedeschi e coltiverà un'amicizia per lui molto importante.
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