Quello che stiamo vivendo è proprio un tempo matto, ma anche istruttivo, se uno ne approfittasse.
È un tempo dai mille volti e mille esperienze, tragiche, romantiche, solidali, sofferte. Bisogna riflettere su di esso e farne tesoro. Il motto di questi giorni lo conosciamo tutti perché le televisioni ce lo hanno inculcato bene bene: "resta a casa". Ogni emittente televisiva riporta questo slogan, perché in effetti era fondamentale che stessimo a casa, per salvaguardare la nostra salute. Molto probabilmente se non ci fossimo chiusi in casa a quest'ora avremmo pianto chissà quante vittime. Riflettiamo però che cosa ha comportato e quali sono state le reazioni tra le principali categorie fra la gente. Nella riflessione parto dalla mia esperienza personale e dai vari contatti anche virtuali che ho avuto ultimamente.
Iniziamo con i social. Seguo tantissime pagine che scherzano su vari argomenti, ultimamente la materia principale è il Coronavirus… e come potrebbe essere altrimenti?
È una esperienza che ha inciso profondamente tutti i campi della vita. Si scherza per sdrammatizzare e lo può fare chi ovviamente non è stato colpito da un lutto in famiglia.
È giusto che si esorcizzi la realtà, perché è attraverso l'ironia che si sdrammatizza e si arriva a sorridere nei momenti drammatici… ma in certe pagine di Facebook abbiamo rasentato il limite e non per gli scherzi!
Faccio un esempio concreto. In una pagina umoristica hanno messo una fotografia (fotomontaggio ovviamente) di Torino con una spiaggia affollata… Se vi è scappato da ridere immediatamente, scordatelo, dovevate leggere i commenti sotto il post… A dir poco terrificanti! C'era chi alzava il vessillo (che un po' cominciamo ad odiare… dite la verità) di "resta a casa", modulando le proprie risposte partendo da un tono drammatico ("continuando così non ne usciremo mai"), giungendo a uno giustificatorio ( è un fake)…. Ma santo cielo… Tutto questo è davvero terrificante! Qualcuno non si era accorto dell'elemento basilare del meme ovvero che a Torino non c'è il mare. Tutti i paladini del "resta a casa" (ci rimango anch'io sia ben chiaro, non sto facendo polemica su questo) insorti all'unanimità e... quelli accomodanti anche…
È una stupidaggine, concordo, ma la dice lunga su tanti atteggiamenti presi dalla gente. Non hanno letto nemmeno che era la città di Torino e che a Torino non c'è il mare! Voglio sperare che la gente non sia così ignorante!
Ritorniamo quindi al principio del nostro ragionamento. Arriva il Coronavirus in Italia… (ok, non preoccupatevi è solo un'influenza… ), si comincia a contare le vittime (ok, non è solamente un'influenza), scatta il lockdown e la quarantena: tutti a casa.
Abbiamo visto come il Coronavirus nel suo modus operandi non abbia fatto alcuna differenza tra personaggi politici, sportivi, famosi e gente comune, ma abbiamo anche notato come la maggior parte di questi personaggi influenti sia guarita (molti di questi non hanno capito lo stesso un bel niente), mentre la maggior parte della gente comune sia morta sola, alcuni di loro senza nemmeno una propria bara. Una differenza tra le categorie forse c'è stata. Il Coronavirus ha colpito tutti indiscriminatamente, ma la realtà fra le categorie è stata veramente diversa e discriminatoria.
Il nostro sistema sanitario è arrivato al collasso in poco tempo, ma guardando poi l'esperienza del resto del mondo, soprattutto dei paesi più toccati, ci accorgiamo che è un po' il ricalco della nostra. Sono stati colpiti i paesi più ricchi perché hanno più risorse per girare il mondo.
Per non esporre la popolazione italiana a un rischio enorme (il Coronavirus non è una semplice influenza), si è deciso di iniziare una vera quarantena: tutto chiuso e tutti a casa. Da qui nasce lo slogan che sogneremo per chissà quanto tempo: "RESTA A CASA".
Così come il Coronavirus ha creato differenze enormi, anche il RESTA A CASA ha segnato dei confini drammatici. Non tutti hanno vissuto o potuto vivere il "resta a casa" serenamente, abbiamo il dovere di ricordarcelo assolutamente. Ha toccato le categorie più deboli, acuendo le patologie preesistenti fino a ricoveri pericolosissimi, gettando nello sconforto chi viveva situazioni difficili a livello psicologico o addirittura psichiatrico, aumentando la violenza fra le mura domestiche... e nel lastrico chi viveva già una situazione molto precaria a livello lavorativo.
Dal punto di vista economico questo ci deve insegnare che bisogna vivere come le formichine, raggranellare ogni giorno qualcosina per i momenti più difficili, perché nessuno sa cosa ci accadrà in futuro, che i viaggi sono importanti, ma vanno fatti solamente se le condizioni economiche lo permettono.
Rimane il fatto che quel "RESTA A CASA" non è stato per tutti uguali, ha creato un divario sempre più crescente a lungo andare… Gente che si è suicidata perché ha perso il lavoro e la casa, gente che nonostante fosse diventata indigente è rimasta a casa senza un soldo e roba da mangiare, gente che ha visto partire i propri cari con l'ambulanza per non rivederli più… E allora, no, non è per tutti uguale questo RESTA A CASA, cerchiamo di comprendere gli altri senza scagliarsi contro con arroganza, come è successo nei meme che ho citato.
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