Pasqua di Risurrezione... Eccola, è arrivata anche quest'anno, illuminata da un sole splendido che noi possiamo ammirare solamente da dietro una finestra. La Pasqua è la Festa per eccellenza: il Natale, infatti, è in funzione della Pasqua.
Il più grande limite umano è proprio la mortalità: ad un certo punto la nostra vita terrena ha una fine. Quest'anno purtroppo stiamo assistendo a numerosi passaggi dalla vita terrena a quella eterna e nessuno potrà trovare le parole per consolare i parenti. Noi tutti in questa Pasqua siamo segnati da questi eventi tragici, anche coloro che non sono stati visitati da un lutto, sentono dentro il proprio cuore la tragedia che ha sconvolto l'Italia.
Il Papa in un'omelia ha affermato che per il Cristiano "andrà comunque tutto bene". Effettivamente è così. La paura della morte c'è, perché rimane un salto nel buio e quella dei nostri cari è sempre uno strappo affettivo. Anche per Gesù era così. Gesù pianse davanti alla tomba di Lazzaro, risuscitò la bambina: questo fu per insegnarci che la morte è comunque dolorosa, ma oltre la tomba vi è la vita. È una vita differente da quella terrena. Là in cielo le anime lodano Dio, pregano per noi, intervengono a proteggerci, vivono per Dio, in Dio, con Dio.
Il ragionamento viene da sé. Se noi viviamo solamente la vita terrena senza prospettiva di quella eterna, anche con i suoi piccoli momenti gioiosi, lo spettro della morte ci inseguirà ovunque. La esorcizziamo in modi non risolutivi, non pensandoci, soffocando le nostre riflessioni con ciò che facciamo. Soprattutto in questo periodo così difficile per tutti, ci rendiamo conto della nostra fragilità e che la morte potrebbe venirci a prendere in un modo che non immagineremmo mai. Il fatto è che anche prima del Coronavirus era così, ma diciamo che potevano esserci meno rischi. Non si può vivere pensando che la morte sia la fine di tutto, sarà anche un processo naturale, ma è così difficile da digerire per l'uomo attaccato alla vita accettarlo come un semplice processo naturale! Se ci convinciamo che per noi la morte è facile durante la vita terrena, quando la sentiamo ancora lontana, quando si avvicinerà a noi in modo tangibile, ci getterà innanzi al nostro cuore, il baratro che essa è.
La morte è qualcosa di tragico, ma è anche momentanea, è un passaggio, è quella porta stretta di cui il Vangelo parla. In un altre pericope è Gesù stesso che si definisce Porta, non solo... nelle litanie mariane, invochiamo Maria come porta del cielo. La morte è un passaggio necessario ed ineluttabile: oltre questa porta ci può essere un baratro, quel che abbiamo pensato fosse la morte durante la vita, oppure l'ingresso ad una luce che abbiamo cercato anche in vita, forse in modo imperfetto, lodando Dio, pregando per gli altri, facendo del bene, amando gli altri. Se invece avremo provocato in terra una forte tristezza negli altri,ci siamo dedicati troppo alle cose terrene, troveremo il vuoto del nostro cuore al di là di quella porta: Gesù verrà in nostro soccorso con la sua croce, ma se siamo stati abituati in vita ad oltraggiarlo, a dirgli di no, a deridere coloro che credevano in Lui, sceglieremo da soli di saltare dentro il vuoto che abbiamo sempre scelto in vita.
Abbiamo fede in Dio, questa vita passa, è un tempo brevissimo che ci è concesso vivere su questa terra... la vita vera è proprio l'eternità... e Dio fa nascere la vita anche dalle pietre.
Come ha detto il Papa, avere fede significa credere che la vita possa uscire dalla tomba!
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