Parlare di questo argomento è sempre molto delicato. Ci si addentra in misteri più grandi di noi e per spiegare un mistero più grande di noi e non alla portata della nostra mente, dovremmo usare parole e concetti che non sono nostri. Siccome parliamo d'infinito, dobbiamo usare le medesime parole della fonte dell'infinito: quelle di Dio. Non potremo parlare con le parole di Dio senza essere amati da Lui. Una persona che desidera far conoscere il suo amore, comunica se stesso. Attraverso il Vangelo, Egli ha svelato il suo Cuore colmo di amore infinito. L'argomento di questo post vuole essere la vita eterna. Vari episodi mi hanno indotto a riflettere su tale argomento. Qual è il più grande mistero della vita dell'uomo? La sofferenza... la morte...? Molto probabilmente l'uno ingloba l'altro. Pochi giorni fa in un film che trattava di medicina, vi era il caso di un ragazzo sportivo, amante della vita. A tutta prima pareva che lo sport fosse tutta la sua vita, ma poi una sofferenza improvvisa, svelò il cuore di quel ragazzo. Dai raggi inaspettatamente uscì che il ragazzo aveva una forma inoperabile di tumore situato nel tronco encefalico. A tutta prima i medici reputarono inaccettabile per il ragazzo la possibilità di uscire dall'operazione menomato e quindi incapace di praticare nuovamente sport. Il ragazzo, invece, era fornito di una tempra da vero sportivo, da combattente. Fu così che a un medico si accese una lampadina: perché non proporre al ragazzo l'operazione rischiosa e vedere cosa avrebbe scelto?
Ebbene, il ragazzo che dapprima aveva accettato coraggiosamente l'infausta previsione di una morte certa, accetta serenamente e con ancora più coraggio la proposta di una intervento rischioso da cui senz'altro sarebbe uscito menomato.... Il fatto è che la sofferenza e la morte vanno a braccetto. Non si arriva ad accettare la morte con coraggio, se non si accetta la sofferenza fisica e morale che la vita ci offre passo dopo passo. La vita, per quanto crudele ci possa sembrare , è la nostra educatrice, la nostra maestra, la nostra palestra, la nostra opportunità di abbracciare la gioia eterna o … di rifiutarla. Inesorabilmente ogni cammino porta a varcare questa porta strettissima, nessuno di noi è escluso. Durante tale percorso si incontrano varie possibilità di crescita che non sono delle cose a caso, gettate lì in un magazzino perché vecchie e inutilizzabili, ma sono necessarie per il nostro cammino, talvolta servono proprio per ricondurci al fine ultimo della vita: l'amore e l'abbraccio di Dio.
Accettare questi eventi non è semplice per nessuno. Vengono ormai rigettate le figure dei santi che immediatamente accettano la volontà di Dio. Ancora si sentono persone che come delle prodigiose femme fatale affermano “sia fatta la volontà di Dio”... su gli altri, ma loro di fatto mancano delle più semplici regole dell'educazione... altro che porgere l'altra guancia e accettare il rifiuto! Il fatto è che i santi sono persone che hanno conquistato la loro vetta piangendo, talvolta ribellandosi... e così vediamo un Padre Pio che piange di fronte alla morte della mamma (e chi più di lui ha avuto contatti con l'Autore della vita?), una santa Teresina che piange di fronte ad un vassoio rotto....una Chiara Badano che dopo aver sentito dai medici la sua sentenza di morte (tumore), si chiude nella sua camera e non vuole vedere nessuno lasciandosi andare ad un pianto disperato e forse a una richiesta disperata di riavere la sua salute....Sono questi atti che rendono meravigliosi i santi. Gesù era profondamente umano, piangeva per la morte del suo amico più caro, si commuoveva di fronte alla folla senza mangiare e ai malati che gli portavano affinché fossero guariti. Taluni si scordano che l'attributo più grande di Dio non è la forza, ma sono l'infinita tenerezza e il suo grande amore. Da questo possiamo dedurre che la sofferenza tocca la nostra vita, anche in modo piuttosto forte, ma non dobbiamo farci travolgere da essa. In ogni istante della vita dobbiamo ricordarci che potrebbe essere l'ultimo, questo non per darci alla pazza gioia, ma alla vera gioia, assaporando ogni istante come se fosse l'unico della vita, insomma un carpe diem inteso bene. La pazza gioia è un'altra cosa: sono cose effimere che ledono alla salute della nostra anima, la svuotano del suo senso profondo e del motivo per cui è stata creata: dare gloria a Dio... Per pazza gioia intendo fare viaggi astrusi, bere come spugne, mandare a quel paese tutto e tutti... questo svilirebbe la nostra esistenza. Cogli l'attimo, sì, ma quello vero....Rischia per il vero bene tuo e degli altri, perché nella vita bisogna sempre osare, al massimo, per non avere rimpianti. E poi la morte che cos'è? Se noi ci abituiamo e ci esercitiamo ad amare Dio, non sarà altro che il compimento di quell'abbraccio, di ciò che abbiamo anelato per tutta la vita...
Considerandola così, la vita non è davvero un gioco, per niente, e la morte diventa un passaggio, molto stretto, ma che ci porta all'abbraccio di Dio e non... accontentiamoci di dire che le persone care vivono nei nostri ricordi! È molto di più: vivono pienamente in Dio! Non sono solamente un ricordo!
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