14 agosto 2018... A Genova è allerta arancione: quando mi sveglio, dalle persiane filtra solamente un tenue raggio di luce. La stanza rimane scura. Di fatto il cielo è plumbeo, coperto di nuvole cariche di pioggia. Ad un tratto il cielo riversa il suo contenuto sulla terra, fulmini, lampi, tuoni. Non si vede più da un palmo dal naso, mentre la corrente salta ad ogni istante sotto i colpi dei fulmini che non danno tregua. Scrutando quel diluvio mi ritornano alla mente i drammatici momenti degli ultimi alluvioni. In quei giorni pioveva così, insistentemente. Guardo preoccupata quel diluvio. Succede invece l' inaspettabile: mentre il cielo sfoga la sua rabbia, apprendo la notizia del crollo del ponte Morandi. Associo subito quella notizia al diluvio, ma in realtà il diluvio non c'entra. È vero che qualcuno ha testimoniato di aver visto un fulmine colpire il ponte, ma il crollo è dovuto ad un cedimento strutturale. È subito tragedia. Il crollo separa immediatamente la città in due, mentre le mani dei soccorsi cercano altre mani da afferrare: quelle di coloro che sono rimasti sotto le macerie. Qualcuno ha raccontato che, subito, sono andati con le mani a scavare , ad avvertire chi di dovere del crollo del ponte e dell'immensa sciagura che si stava consumando a Genova per l'ennesima volta. Proprio di fronte a quell'abisso che si è aperto sopra il torrente Polcevera, c'è il Santuario della Madonna della Guardia. È impressionante. La tragedia è devastante e sicuramente ai parenti delle vittime non consolerà il fatto che se il ponte fosse crollato sulle case sottostanti, la tragedia sarebbe stata ancora più immane. Non ci sono parole. Il web si riempie di immagini di solidarietà, di momenti di pianto e di gioia, di generosità da parte dei soccorritori.
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