Il santo Natale è una
solennità importantissima per il cristiano. Superficialmente può
apparire una festa dolce, tutta gioia e sorrisi, ma se si medita in
profondità si scoprono vari risvolti, drammatici, zeppi di una fede
che salva, redime l'umanità intera. Un “mistero grande”,
insomma. Ma cosa intendiamo per “mistero”? Non è la parolina
d'ordine che il cristiano pronuncia quando non capisce più nulla di
qualche lato della dottrina, per cavarsela a buon mercato e
nascondere la propria ignoranza in materia. Gesù è venuto per
spiegarci e mostrarci il Padre, non per annebbiarci la mente.
Ricordiamo cosa rispose a Filippo quando gli domandò di mostrar loro
il Padre: “Ma come Filippo, da tanto tempo sono con voi e non avete
conosciuto il Padre? Io sono nel Padre e Lui è in me”. È chiaro
che Dio è grande rispetto alla nostra piccola mente, ma è pur vero
che l'uomo è capace di Dio. Santa Teresina, quando spiegò il
comandamento dell'amore, ovvero quello che chiede di essere perfetti
come il Padre nostro che sta in cielo, disse che Dio non poteva
ordinare all'uomo qualcosa che non potesse raggiungere, in quanto era
Dio stesso che avrebbe fornito all'uomo gli strumenti necessari per
raggiungere l'obiettivo prefissato. Questo non vuol dire che
l'obiettivo sia facile da raggiungere, ma il “giogo” che Gesù dà
all'uomo da portare è dolce e leggero. Dio è sostanzialmente amore,
amore infinito, libero, per cui la chiave di lettura del tutto
dovrebbe essere l'amore. Tornando alla parola “mistero”, possiamo
giocarci un po' e scavare in essa per trovare un grande significato.
“Misterium” in latino significa proprio “segno”. Purtroppo se
meditiamo o pensiamo a come è articolata la messa che è...
lasciatemi anche dire... un po' “mutilata” nella traduzione dal
latino all'italiano, possiamo notare come sia stato usato male il
termine “mistero”.
Dopo l'Epiclesi, cioè il
momento in cui avviene il miracolo più grande, il pane e il vino si
trasformano in Corpo e Sangue di Cristo per opera dello Spirito
Santo, il sacerdote pronuncia queste parole: “Mistero della fede”.
Con la parola “mistero” o almeno con il significato italiano,
intendiamo una cosa di cui non capiamo niente, non ne sondiamo la
profondità. Certamente, tutto non possiamo comprendere in questo
mondo, tuttavia, con quella formula il sacerdote dice che tutto ciò
che è avvenuto durante l'Epiclesi è un mistero, un qualcosa che non
si conosce, che è rimasto opaco. No! Non è così! È il “Misterium
fidei”, ovvero il “Segno della nostra fede”: tutto verte su
quello, sul momento in cui Dio compie il supremo atto d'amore: dà la
sua vita in riscatto per l'uomo.
L'avvenimento del Natale
ha una portata enorme. La natura non può non prorompere in grida di
gioia. Così, come si è riempita di terrore, tremando, scuotendosi,
quando Gesù è stato condannato a morte dall'uomo, quando squarciò
i cieli per scendere, la gioia deve essere stata davvero grande.
L'uomo non meritava di essere salvato. Il capolavoro uscito dalle
mani di Dio, non meritava di essere salvato da Dio. Infatti, in
seguito alla caduta nel peccato dei nostri progenitori, l'uomo è
caduto di peccato in peccato. Il debito era immenso e solo Dio stesso
poteva condonarlo. Ci voleva il Sangue e l'amore di Dio! Il sangue
dei profeti non bastava. Questo deve farci fremere davanti a quello
che è veramente il peccato agli occhi di Dio. Ecco quindi il dramma
iniziale, il motivo per cui Dio stesso aveva mandato Gesù sulla
terra per redimere l'uomo.
Le letture di ieri ci
hanno potuto far meditare sulla figura straordinaria di Abramo. È
vero, spesso ci soffermiamo sulla richiesta di Dio fatta ad Abramo,
ma non sulla fede di Abramo. La portata teologica di questo, è
straordinaria e comprensibile. Dalla promessa fatta da Dio ad Abramo
nascono tutte le religioni, anche la nostra. Ma il debito dell'uomo
nei confronti di Dio è immenso e la fede di un uomo, anche se
grande, è limitata. Ci voleva una fede grande: quella di Dio per
poterci giustificare veramente.
Abramo non esita ad
offrire il suo unico figlio perché crede fermamente che Dio abbia il
potere di far risorgere dai morti. Non sa dove lo porterà questa
richiesta di Dio... Ma ovviamente, anche nel momento in cui Dio ha
trattenuto la sua mano e non ha permesso che uccidesse suo figlio,
Abramo non ha potuto comprendere la portata della promessa fattagli:
“La tua discendenza sarà numerosa come la sabbia del mare”... E
così è stato: nella sua promessa s'innestano gli Ebrei, tutti i
Cristiani di qualsiasi confessione religiosa, i Musulmani. In questo
quadro si colloca il senso dell'Ecumenismo, coltivato e rafforzato
soprattutto in questi ultimi tempi, ma ostacolato da persone senza
scrupolo che trovano l'aberrazione proprio nel fanatismo religioso.
Siamo tutti figli di Dio, figli di Abramo, quindi tutti fratelli. Il
vero dramma che ha fatto sì che Dio scendesse sulla terra era il
peccato dell'uomo.
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