Il silenzio interiore mira a ritrovare se stessi, a entrare con quella parte di sè con cui siamo ancora in conflitto, o che, per un motivo o per l'altro, è ritornata a galla nel presente creandoci disagio ed insofferenza... Cose normali della vita, caratteristiche inevitabili per chi come noi siamo in continuo divenire. Dobbiamo sempre controllare la nostra rotta, perché siamo in navigazione in un oceano sconfinato sotto la cui superficie, si agitano con minor o maggiore intensità le correnti che potrebbero rischiare di travolgerci e farci naufragare miseramente. Non è così semplice, perché la nostra rotta non deve variare nemmeno di un millimetro! Esige un'attenzione continua, un rituffarsi nel proprio intimo per raccogliere i sentimenti che si agitano nel fondo. Quando ci sembra che tutto vada bene, ecco che la sofferenza agita il nostro cuore... E' una sofferenza benevola che esige la nostra attenzione, affinché ci preoccupiamo di ricontrollare la nostra cabina di pilotaggio, se stiamo seguendo la rotta o abbiamo sbandato di un po'. La sofferenza ha allora la funzione di un campanellino d'allarme, come avviene con il nostro corpo. Il dolore fisico, infatti, vuole attrarre l'attenzione affinché noi poniamo un qualche rimedio al nostro corpo. Sentiamo un forte mal di stomaco? Ecco, c'è qualcosa che non va nel nostro fisico, forse qualcosa d'insignificante, ma pur sempre qualcosa.
Sì, è la stessa cosa con il nostro spirito: sentiamo una sofferenza e dobbiamo immergerci nel nostro intimo, per vederne qual è la causa, poi andare dal nostro medico, il medico per eccellenza, Gesù, che saprà darci la medicina adatta a curare quel male... Ma tante volte il compito principale che dobbiamo fare e che spesso ci pare insignificante, è riconciliarci con quel dolore passato che ci ha segnato profondamente e che qualcosa lo ha risvegliato...
Mamma mia! Quanta attenzione ci vuole!
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