È terminata da poco la Giornata Mondiale della Gioventù e nelle radio cattoliche se ne parla ancora.
Prima di tutto penso sia importante riflettere sia sulla struttura della Chiesa e delle singole Parrocchie e associazioni che sui giovani in generale. Come ho commentato in alcuni post precedenti, nella Chiesa, in questi ultimi anni, sono mutate molte cose. Difficile raccoglierle in un unico post. L’argomento è molto ampio e riguarda pure la società odierna.
Ho affrontato precedentemente il discorso delle vocazioni specifiche dicendo che il prete non si deve conformare alla mentalità del secolo, ma deve essere chiaro che lui rimane consacrato a Dio ed un consacrato deve riflettere il pensiero di Dio, pur nelle sue debolezze.
Che cosa cercano i giovani? Sì, quando parliamo dei giovani di oggi, li immaginiamo ai crocicchi delle strade, uniti fra loro solamente dalla trasgressione e da vani divertimenti. Ci sono, però, delle consolanti eccezioni, giovani che hanno speso tutta la loro vita nel messaggio evangelico e hanno saputo affrontare ed offrire la loro sofferenza per i peccatori e la Chiesa stessa.
Benedetta Bianchi Porro seppe accettare e vivere felicemente la sua condizione di malata grave. S’impegnò negli studi di medicina fino a quando la malattia, paralizzandole le gambe, glielo impedì irrevocabilmente.
Chiara Badano, ragazza sportiva e generosa, che dovette affrontare a soli 17 anni la dura realtà del cancro, rinunciare, quindi, a tutti i suoi progetti proiettati nel futuro ed accettare la malattia offrendola serenamente al Signore.
Mario Filippo Bagliani, anche lui stroncato da un melanoma che gli ha aperto le porte del cielo a soli 19 anni appena compiuti, è riuscito a desiderare ardentemente l‘eternità e a vivere la malattia offrendola per tanti coetanei lontani dalla fede e dalla Chiesa.
Carlo Acutis, morto a soli 15 anni, stroncato da una leucemia in soli 10 giorni, offrì continuamente la sua vita in sacrificio di soave odore, giungendo alla malattia e alla morte ormai pronto per l‘eternità.
Per attirare i giovani si pensa di trasformare le parrocchie in luoghi di divertimento, per assecondare il loro spirito pieno di vita; in luoghi in cui esiste solamente lo sport e divertimenti di vario genere.
Tempo fa ho fatto esperienza degli oratori della Liguria. Sono realtà edificanti dove i bambini e i giovani imparano il rispetto fra loro, a giocare insieme seguendo alcune regole. Una bella realtà. Non si gioca di testa propria, si gioca tutti insieme, cercando di vincere quell’individualismo che lacera la società di oggi. Oltre il divertimento, però, si andava oltre: c’era il momento di spiritualità in cui si parlava della Parola di Dio che i ragazzi avrebbero ascoltato il giorno seguente. Non era impostato tutto sul gioco. Quando si è organizzato un incontro con i ragazzi dell’oratorio della cittadina di Arona in Lombardia, sono rimasta ancora più edificata: erano sicuramente impostati meglio di quelli liguri. Si curava maggiormente la preghiera e il cammino spirituale… e gli oratori ad Arona traboccavano di giovani! Partecipavano attivamente alla Santa Messa, così come partecipavano ai giochi chiassosi e sereni del sabato pomeriggio…
Il prete non deve aver timore di offrire ai giovani momenti di spiritualità solamente per paura di perderli definitivamente. Deve lanciare questa sfida…. I santi, riguardo all’attirare gente, ne hanno inventato delle belle. Il santo curato d’Ars, chiamava i fedeli che stavano fuori dalla chiesa e li invitava ad entrare. Non trasformava di certo la chiesa in cinema o auditorium. Laddove non riusciva con la sua persona, attirava con la preghiera. La gente, infatti, che non aveva più varcato la porta della chiesa, s’incuriosì vedendo che il loro curato aveva sempre la luce accesa… Cosa mai faceva chiuso là dentro? Ebbene, il santo curato d’Ars, mandato in una cittadina sperduta dove il Vescovo sapeva bene che i fedeli non frequentavano la chiesa, pregava per le sue pecorelle, con una perseveranza commovente. E piano piano, attirati dal suo invito, dal profumo di santità che emanava la sua persona, i fedeli cominciarono ad imparare nuovamente la strada della chiesa. Non aveva timore il santo curato d’Ars di invitare in Chiesa a pregare e, quindi, di essere dileggiato per quello…
Questo è uno dei tanti esempi, di uno dei numerosi santi che hanno saputo attirare la gente con la loro santità.
Forse perché ci si sente indegni di diventare santi, sembra di osare troppo, i preti preferiscono adeguarsi loro alla mentalità del mondo, piuttosto che sfidare la società di oggi con modelli nuovi risalenti all’unico modello per eccellenza: Cristo… Che ancora affascina, ancora chiama giovani da ogni parte del mondo. Forse i giovani europei sono diventati più sordi all’appello cristiano, ma sono pure i membri della chiesa che non offrono, qualche volta, un modello coerente di vita con il credo che professano. Eppure i giovani continuano ad essere assetati di Dio, come una volta. E gli esempi che io ho citato, bastano e avanzano. Ce ne sarebbero tanti altri. San Domenico Savio… Santa Teresina di Liesieux… E forse, oserei dire, che si sono santificati più velocemente di chi ha vissuto una lunga vita.
La risposta di tanti giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù dovrebbe far riflettere: non sono andati in cerca di assordarsi della musica della discoteca, o di giochi chiassosi, sapevano bene che sarebbero andati incontro a sacrifici di ogni genere, per seguire il Papa, quel Papa tante volte accusato di chiusura mentale, da menti piuttosto atrofizzate, che non riescono a comprendere che Benedetto XVI non può comportarsi come il suo beato predecessore.
Credo che egli abbia dimostrato, invece, una grande umiltà nell’accettare un incarico così gravoso qual è la guida della Chiesa di Dio, dopo una figura così carismatica che era Giovanni Paolo II. Certamente… Agli inizi del suo pontificato, fu criticato anche lui…
Si diceva che era un Papa politico perché s’ingeriva dei fatti della Polonia… e che girava troppo… Sempre in viaggio, ma che povertà mai dimostra la chiesa? Ma, intanto, ha cominciato a fiaccare colpendolo al cuore, un Regime che aveva fatto numerose vittime, ancora non accertate. Un Papa che voleva incontrare i grandi della terra perché sapeva bene che il benessere spirituale e materiale di una nazione, dipende di gran lunga da chi è a capo. Un papa che usava anche l’astuzia per confondere il proprio governo per ottenere ciò che lui desiderava. E lo fece proprio quando si recò al Conclave, nel quale fu eletto papa. Si fece vedere bello tonto… Tontaggine che tolse ogni esitazione al capo comunista della Polonia nel dargli il permesso di recarsi a Roma per il Conclave. E quasi suscitò poi l’ilarità dello stesso capo: “Ma come, non era tonto? Lo hanno eletto papa!”
Era molto astuto, spiritualmente parlando: ha saputo far fruttare i suoi talenti, la sua ilarità, la sua giocondità per trascinare la folla. E fu proprio lui ad istituire le Giornate Mondiali della Gioventù. Fu un successo: a questo papa che sapeva fare battutine al momento giusto e che nella vecchiaia sapeva dondolare il bastone al ritmo della musica, risposero milioni e milioni di giovani da ogni parte del mondo.
Ebbene, Benedetto XVI accettò questo incarico gravoso, con un’umiltà straordinaria, sapendo bene che sarebbe rimasto nell’ombra, criticato e confrontato a Giovanni Paolo II. Lo elevò agli onori degli altari e continuò la sua linea. In fondo… le stesse persone che avevano criticato Giovanni Paolo II, avevano affollato piazza san Pietro a Roma quando lui morì. Questo per dire come vanno le opinioni della gente. La sua morte ha cancellato anche le ultime critiche, critiche che lo hanno inseguito anche sul letto di morte: “Ma come… Sta così male e non lascia lo scettro del comando della Chiesa!”
Bisogna riflettere su queste cose, non è tempo perso. È vero, mi sono dilungata un po’ e sono andata a parlare di chi ha istituito le Giornate Mondiali della Gioventù, ma è un po’ come andare al cuore di queste: chi le anima, ne diventa proprio l’anima…
Quindi, i giovani di oggi sono ancora aperti al discorso spirituale, forse non si dà loro abbastanza fiducia. Non tutti risponderanno positivamente, ma probabilmente la maggioranza, sì.
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