La situazione di coloro che appartengono alla generazione passata non è diversa di molto da quella dei giovani di oggi. Se i giovani di oggi non hanno conosciuto realtà differenti, gli anziani, che hanno vissuto tre epoche diverse e hanno assistito a questo lento mutare della società, si dibattono in un ricordo nostalgico del passato, non apprezzano il tempo presente ma, nello stesso tempo lo vivono intensamente, storditi dall’ingente ricchezza. Un po’ come può accadere ad un povero che tutt’ad un tratto diventa milionario. Non sa più cosa fare, come impiegare i soldi, e, molto probabilmente sarà spinto a finirli in breve tempo. Non è vero che gli anziani, i figli dell’altro tempo, non usufruiscono del frutto del tempo odierno. Se non lo fanno è perché non ne comprendono i meccanismi. Ciò che è rimasto loro è lo schema rigido di leggi morali inculcate loro dalla famiglia… Ma leggi morali condivise, all’epoca, quasi da tutti. Condividono a grandi linee queste leggi, perché se vivessero quello di cui hanno tanta nostalgia, forse i giovani s’interrogherebbero su alcuni punti fondamentali del vivere quotidiano. Ma come non si può fermare il lento corso della marea, così non può arrestare questo lento migrare senza meta, così disorientato, senza più punti fermi, perché la libertà di scelta stordisce l’intelletto. Allora gli anziani rimproverano i giovani, mentre assaporano il frutto del tempo moderno, rinfacciando loro il benessere che vivono, senza comprendere che se si rimprovera, devi prima vivere il tuo ideale, altrimenti disorienti l’altro senza educarlo. Un po’ come se uno con lo stomaco pieno, grasso da non dirsi, rimproverasse un giovane, magro da far paura, di avere tutto, e gli rinfacciasse di non avere mai avuto fame: che diritto hai di redarguire quel giovane se tu sei talmente grasso da non entrare dalla porta? Vuol dire che non condividi il tempo attuale a parole, ma ne desideri intensamente i frutti.
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