La nostra deve essere assolutamente una fede ad ampio respiro, ecclesiale. Non può essere messa sotto il letto, come la lampada di cui si parla nel Vangelo, non serve a nulla! La sua luce viene sprecata e diventa tenebra...
La fede del Cristiano deve essere ecclesiale, cattolica... Non si può affermare: "Io ho la fede...gli altri...colpa loro se non l'hanno..." Una fede di tale portata è destinata a condurre l'uomo per le strade dell'egoismo, alla mistificazione dell'ego e quindi a tramutarsi in quella pianta secca su cui non possono crescere frutti.
La vera fede si preoccupa dei problemi altrui, non tanto per condannarli, quanto perché desidera ardentemente ciò a cui anela il suo Amato, Cristo. L'anima ricolma di Spirito Santo desidera che si compia la volontà di Dio, che non è semplicemente l'eseguire sul piano concreto, un progetto di vita, alcuni gesti o scelte, o recarsi in un posto piuttosto che in un altro, ma attuare, rendere vivo l'amore di Dio. L'amore deve albergare permanentemente dentro il cuore, nella mente, deve sfociare come un fiume giunto al mare, in atti concreti di carità. Volontà di Dio è che si compia l'amore sulla terra, l'Amore di Dio, quello vero, da non confondere con la filantropia.
Sono inutili gli scuotimenti del capo di fronte alle scelte atee, accompagnati dall'asserzione della gravità della cosa, ma, in fondo in fondo giudico solamente il fratello e le sue idee e non mi do da fare per quel membro dolorante del Corpo della Chiesa.
Se porto il mio individualismo nella Chiesa, vivo il mio alienamento dalla realtà nella preghiera o anche nella partecipazione ai Sacramenti, ma non vivo veramente ciò per cui sono chiamata a realizzare: l'ecclesialità, l'unione con le altre membra....
Non si può vivere l'individualismo nella Chiesa: il membro rivolto solo all'appagamento di se stesso, è destinato a non ricevere il Sangue che scorre nel Corpo della Chiesa, ad andare quindi in cancrena, rischiando di danneggiare o avere potere letale sulle altre membra. Dovremo possedere la medesima sollecitudine che abbiamo verso un membro malato del nostro corpo: come ci affanniamo dietro ad esso per farlo ritornare sano! Perché non abbiamo la stessa sollecitudine verso i fratelli lontani dalla fede? Vanno bene le espressioni: "Guarda come sta andando il mondo" se poi io stessa esco dal mio guscio e prego, offro, amo questi nostri fratelli che non hanno ricevuto ancora quello che noi consideriamo proprietà, ma che è in realtà un dono: la fede.
La fede del Cristiano deve essere ecclesiale, cattolica... Non si può affermare: "Io ho la fede...gli altri...colpa loro se non l'hanno..." Una fede di tale portata è destinata a condurre l'uomo per le strade dell'egoismo, alla mistificazione dell'ego e quindi a tramutarsi in quella pianta secca su cui non possono crescere frutti.
La vera fede si preoccupa dei problemi altrui, non tanto per condannarli, quanto perché desidera ardentemente ciò a cui anela il suo Amato, Cristo. L'anima ricolma di Spirito Santo desidera che si compia la volontà di Dio, che non è semplicemente l'eseguire sul piano concreto, un progetto di vita, alcuni gesti o scelte, o recarsi in un posto piuttosto che in un altro, ma attuare, rendere vivo l'amore di Dio. L'amore deve albergare permanentemente dentro il cuore, nella mente, deve sfociare come un fiume giunto al mare, in atti concreti di carità. Volontà di Dio è che si compia l'amore sulla terra, l'Amore di Dio, quello vero, da non confondere con la filantropia.
Sono inutili gli scuotimenti del capo di fronte alle scelte atee, accompagnati dall'asserzione della gravità della cosa, ma, in fondo in fondo giudico solamente il fratello e le sue idee e non mi do da fare per quel membro dolorante del Corpo della Chiesa.
Se porto il mio individualismo nella Chiesa, vivo il mio alienamento dalla realtà nella preghiera o anche nella partecipazione ai Sacramenti, ma non vivo veramente ciò per cui sono chiamata a realizzare: l'ecclesialità, l'unione con le altre membra....
Non si può vivere l'individualismo nella Chiesa: il membro rivolto solo all'appagamento di se stesso, è destinato a non ricevere il Sangue che scorre nel Corpo della Chiesa, ad andare quindi in cancrena, rischiando di danneggiare o avere potere letale sulle altre membra. Dovremo possedere la medesima sollecitudine che abbiamo verso un membro malato del nostro corpo: come ci affanniamo dietro ad esso per farlo ritornare sano! Perché non abbiamo la stessa sollecitudine verso i fratelli lontani dalla fede? Vanno bene le espressioni: "Guarda come sta andando il mondo" se poi io stessa esco dal mio guscio e prego, offro, amo questi nostri fratelli che non hanno ricevuto ancora quello che noi consideriamo proprietà, ma che è in realtà un dono: la fede.
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