Non condivido la logica
del mondo, assolutamente... e se ci penso, mi viene una rabbia... ma
una rabbia... In tale logica del mondo rivedo le tentazioni di Gesù
nel deserto: la superbia di desiderare di essere a tutti i costi
migliori degli altri, il delirio di onnipotenza, il potere dei soldi
e l'avere. La cosa terrificante è che spesso i genitori,
responsabili primari dell'educazione dei loro figli, non fanno nulla
per insegnare loro ad andare contro corrente, a far capire loro che
nel mondo non conta l'”avere”, ma l'essere. La vita è comunque
una dura e severa maestra che orienta i nostri cammini, volenti o
nolenti. Per fortuna esiste la sua saggezza. Una volta, quando si
riceveva la cresima, si diventava soldati di Cristo. A noi sembra una
figura lontana perché siamo ormai abituati a vivere in tempo di
pace, ma basterebbe girare il nostro sguardo oltre il nostro
adorabile orticello e comprendere che non è assolutamente così:
basti pensare alla tragedia della Siria. Se ci mettiamo nei panni dei
Siriani, se non disdegniamo di vedere le foto crudeli, ci
accorgeremmo davvero di che cosa significhi lottare strenuamente per la
vita e quindi cosa significhi diventare soldati di Cristo.
Quest'immagine desueta, è attuale: la vita è una continua lotta e
bisogna imparare anche ad arrivare ultimi, ad abbandonare i nostri
progetti più cari e le nostre aspirazioni. Ci sarà sempre qualcuno
più bravo di noi o che ha più di noi. Da ciò ne consegue l'urgenza
di insegnare ai nostri figli a perdere, ad accettare di non essere
sempre i primi. Alcuni sono disposti a dire bugie agli altri, pur di
APPARIRE primi, intelligenti, capaci di scelte che tutti
obbligatoriamente devono accettare.... Non si accorgono che non c'è
scritto da nessuna parte che gli altri debbano per forza accettare le
nostre scelte e nemmeno appoggiarle. Se hai fatto quella scelta in
quel preciso momento della tua vita, vuol dire che era importante...
e non ha bisogno di essere appoggiata da nessuno. Se invece si nota
che enfatizziamo le nostre scelte con gli altri, se le osanniamo al
di sopra di tutto arrivando ad ostentare addirittura disprezzo o
facendo capire che quella degli altri è inferiore, c'è davvero
qualche cosa che non va: la nostra scelta fatta in quel momento non è
stata fatta secondo il nostro cuore e la nostra razionalità, ma
dalla sete del potere, dei soldi... e così non ci accorgiamo che
piano piano stiamo scivolando in un baratro, sempre più profondo,
dell'egoismo, della superbia, della competizione a tutti costi che
soffoca la solidarietà. Per essa siamo pronti ad alzare la voce e ad
accusare gli altri, senza accorgerci che da quarantenni,
cinquantenni, sessantenni attempati, ci trasformiamo in bambini di 3
anni... nemmeno... perché chi lavora con i bambini sa quanto sia
importante per loro la solidarietà, soprattutto nel momento in cui
vedono il loro compagnetto piangere disperato...
Ma cosa abbiamo dentro il
nostro cervello? Invece di andare avanti, diventiamo dei bambini
dispettosi, che battono i piedi mendicando un amore malsano perché
non otteniamo ciò che vogliamo o non siamo riusciti a comandare agli
altri. Ma si rendono conto di che razza di persone odiose sono?
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