Un solo nome: Charlie. Con questo ho già detto tutto. Ognuno di noi, ovviamente interpreta la questione secondo il suo carattere, la sua esperienza e il suo punto di vista. Ogni evento, ogni notizia, viene vagliato, filtrato dalla nostra intelligenza, intelligenza costituita da un vissuto personale, dalle esperienze che l’hanno segnata.
Allora ecco le varie opinioni: chi sente il peso della vita, vorrebbe che si staccasse la spina; chi ama la vita e ha speranza, vorrebbe che il bimbo vivesse; chi vorrebbe che ci fosse l’eutanasia o il suicidio assistito, desidererebbe che il caso inglese facesse breccia soprattutto in quegli stati in cui staccare la spina è ancora reato.
Il fatto è che gli psicologi dicono che i ricordi del nostro passato sono modificati e selezionati per giustificare il presente che noi viviamo.
Può essere che noi peschiamo dai nostri ricordi per rendere più accettabile il presente, ma può essere anche che ricordiamo il dolore che quell’esperienza ci ha provocato e riconosciamo che, nonostante la durezza, quell’evento ha contribuito a renderci migliori. Ovviamente ciò se siamo riusciti a interiorizzarlo e a vederlo come una grande progetto di Qualcuno che ci ama profondamente. Già, perché altrimenti diventa difficile accettare una sconfitta come tale. In fondo il bambino non scorda il dolore della punizione inflitta dai genitori, ma in seguito capirà che la durezza dei genitori serviva a preservarlo o a renderlo migliore nel presente. Negando la presenza di Dio, regolandoci solamente con i dettami della psicologia, non riusciremmo ad accettarlo, faremmo come quei bambini che, per non ascoltare i rimproveri dei genitori, si tappano le orecchie ed emettono versi e rumori. Dio ci dà una chiave di lettura, un modo di vedere la realtà sicuramente diverso.
Quando accadono fatti eclatanti come appunto quello di Charlie, l’opinione pubblica si interroga, interviene, vuole dire la propria, si formano fazioni. Ciò che è più agghiacciante, oltre al fatto che Charlie potrebbe stare meglio, è che è lo Stato che vuole decidere, scavalcando la volontà dei genitori.
È chiaro, io sono di quelli che pensano che Charlie abbia bisogno di una possibilità e di una speranza, che nessuna vita sia inutile. Ho visto che molte persone, anche menomate nell’intelligenza amano la vita più di un sano, che molto più spesso dei sani, non si piangono addosso, riescono a vedere nelle piccole cose la grandezza di Dio.
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