Il vangelo di ieri era molto toccante: Gesù risuscita un ragazzino morto.
Questa pericope è affiancata al brano dell'antico testamento che racconta ciò che fa il profeta Elia per risuscitare un bambino. Stessa situazione, stesso miracolo... Ma, mentre Elia deve pregare, invocare da Dio il miracolo, Gesù tocca semplicemente il corpo del ragazzo e con la sua parola lo ridesta dal sonno della morte. Gesù ha una personalità straordinaria: egli si commuove spesso di fronte al dolore umano e, con la sua stessa commozione, vuole insegnarci qualche cosa.
Avere fede non è dimenticare di avere compassione degli altri, anche se si ha una visione della vita totalmente differente da chi non ha questo dono. Chi ha fede comprende benissimo tali parole. Avere fede, infatti, semplifica totalmente l' esistenza, e aiuta a vivere la sofferenza in modo assai diverso da chi invece brancola nel dubbio. Nel tempo diventa abitudine e può essere faticoso capire chi invece è alla ricerca di Gesù.
Uno psicologo moderno asseriva che l'insegnante deve essere capace non solo di empatia ma anche di entropia, non solamente quindi capace di riconoscere i sentimenti degli altri, ma legittimare gli altri come esseri straordinari, diversi da me e capaci di re
azioni distinte rispetto alle nostre.
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