“La vita è bella”... Davvero...
Sembra una frase retorica e pure crudele pensando a quante sofferenze vi sono nel mondo. Eppure, proprio partendo da questa frase, quante riflessioni! Prima di tutto ci riporta al film interpretato da Benigni. Ambientato in un periodo più che difficile, quello della seconda guerra mondiale, esprime nella sua semplicità, ciò che l'uomo dovrebbe vivere ogni giorno: la bellezza della vita nonostante la sofferenza e le grandi difficoltà, dovute a svariati motivi, quali i limiti personali ma anche la cattiveria e l'efferatezza degli altri.
Benigni ci insegna che ne vale la pena: per amore si può vivere un momento drammatico come la propria morte come un atto estremo generoso e altruista. Si sente la paura, si è consapevoli che la vita è difficile, terribile, e che tutti siamo in viaggio verso la morte ma l'amore la colora vivacemente. È l'amore che dà un senso alla vita: quando un cuore ne è privo si lascia andare alla disperazione: quando ci si ferma in superficie, non si può capire la bellezza di un qualcosa. Ad esempio il mare: se rimaniamo in superficie siamo trascinati dalle onde, sballottati di qua e di là rischiamo di lasciarci sbattere contro gli scogli; ma se c'immergiamo, scopriamo la bellezza e la vita che brulica nei fondali... e ci accorgiamo che ne valeva la pena di non vivere superficialmente, guardando solo il nostro ombelico e il nostro dolore. Quando siamo imbrigliati nel nostro dolore, non ci accorgiamo affatto del dolore degli altri, siamo egoisti, capaci solamente di perdere il nostro tempo e di piangerci addosso.
L'esempio di Benigni l'hanno vissuto tanti santi, persone comuni che hanno sentito e combattuto contro il dolore e la sofferenza, ma che poi hanno compreso che proprio dentro di essi vi era la gioia dell'amore, del dono di sé. Ci sono arrivati tanti bambini, tanti adolescenti, tanti giovani, tanti adulti. Neanche per loro è stato facile accettare il dolore, ma hanno saputo trasformarlo in un gesto d'amore, hanno compreso che non siamo in vita per soffrire, ma siamo chiamati ad una vita che non avrà mai fine. Questa terrena è solo di passaggio! Lo hanno capito e proprio per questo hanno amato la vita terrena. Hanno compreso che andava assaporata lentamente, anche nei momenti tragici che sono anch' essi di passaggio; santa Teresa d'Avile diceva: “Niente ti turbi, niente ti spaventi, solo Dio basta”. È in questo contesto che si colloca la frase del Vangelo di oggi: “chi non ama me sopra ogni persona e cosa, non è degno di me”... Bene, quando il discorso tratta di parenti o persone, può essere accettato anche da un egoista: in fondo l'egoista tranquillamente si distacca dalle persone... ma Gesù incalza: “Chi non odia la propria vita, non è degno di me... non può essere mio discepolo!”.
La chiamata del cristiano è esigente, bisogna staccarsi da tutto e da tutti... soprattutto da come intendiamo la vita, la nostra vita. Ma Gesù intende dare anche una strada da percorrere: è Lui la strada. Se si mette Gesù al primo posto, ecco che il cammino è ben impostato, anche un po' facilitato. Quando diamo importanza troppo a noi stessi, rischiamo di svalutarci, perdendo di vista il fatto che noi siamo eterni... che il nostro spirito è eterno: quando ci preoccupiamo di noi stessi, culliamo quella parte di noi stessi che subirà la corruzione.
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