Quante volte dovrò
perdonare? È la domanda che, sgomenti, gli Apostoli rivolgono a
Gesù. Già perdonare una sola volta, è difficile, immaginarsi
“perdonare sempre”!
Il nodo del problema sta
proprio nel perdonare se stessi. Se non riusciamo ad accettare le
nostre imperfezioni, non con un facile buonismo, ma con umiltà,
riconoscendoci fragili senza l'aiuto di Dio, non riusciremo a
perdonare né ad accettare le mancanze degli altri. È un'impresa
straordinaria. Spesso e volentieri diciamo agli altri di perdonare,
ma poi quando tocca a noi, tutto diventa complicato, s'ingarbuglia e
ci accorgiamo che nella nostra mente si deve azionare tutto un
meccanismo che, oltre alla fede, coinvolge la memoria e la nostra
capacità di ragionare.
Saremo dei veri cristiani
quando avremo il coraggio di perdonare sempre. Difficile la pratica,
ma non impossibile: ecco la corsa verso la meta che abbiamo accennato
nell'altro post. Per praticare il vero perdono, bisogna correre
perseveranti verso la meta, ovvero Cristo.
Non c'è altro modo.
Dobbiamo però scoprire l'amore che Cristo ha per noi, altrimenti non
muoveremo un passo! Riconosciamo il suo amore. Tante volte pensiamo
superficialmente che Dio ci ama, ma poi in pratica non lo
dimostriamo. Egli ci perdona, sempre, anche ciò che la nostra
coscienza non osa perdonare. L'amore di Dio è illimitato e ce lo
dimostra pure con il racconto di quella parabola che fa fremere i
nostri cuori fin nel profondo, ovvero quando ci racconta che agli
operai che ha chiamato per ultimo e che hanno lavorato solamente un'
ora, ha elargito la stessa paga di quelli che hanno lavorato per ore
sotto il sole. Non sembra, ma questa parabola ci sgomenta: come può
dare Dio anche a degli assassini il Paradiso che noi, con fatica,
cerchiamo di conquistare ogni giorno, cercando di essere fedeli nella
preghiera, nella pratica della Pietà?
Non osiamo dirlo, ma
dentro il nostro cuore c'è una rivoluzione. Abbiamo sete di
giustizia, tutti noi abbiamo sete di giustizia e quando capitano
delle ingiustizie il nostro intimo freme per ottenere giustizia e non
abbiamo pace finché questa non si compie davanti ai nostri occhi.
Talvolta diventa la nostra speranza maggiore. Solamente che Gesù,
oggi, ci esorta ad andare oltre a questa visione umana: dobbiamo
desiderare che le porte del Paradiso si spalanchino anche per chi ci
ha fatto veramente male, per chi ci ha distrutto completamente la
vita, ha spento i nostri sogni e le nostre aspettative. Eppure Gesù
ci chiede questo. Impossibile per gli uomini, ma non presso Dio a cui
tutto è possibile, anche smuovere le montagne del nostro egoismo.
D'altronde se guardiamo meglio dentro di noi, abbiamo tante cose da
rimproverarci, troppe. Già, a volte noi siamo portati a non
perdonarci ma soprattutto a non perdonare gli altri, ad essere
severi, ad essere ciechi davanti ai nostri difetti.
La psicologia lo dice
chiaramente: chi non si accetta, è portato ad essere critico con gli
altri... e ancora ci dice che, spesso e volentieri, si presenta un
paradosso: vediamo i nostri difetti negli altri e pretendiamo che gli
altri si correggano.... Vi sembra strano? Eppure è così. Ad esempio
pretendiamo che gli altri siano sinceri, ma non ci accorgiamo che noi
stessi non lo siamo e pretendiamo, appunto, che gli altri siano
sinceri, come noi non lo siamo.
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