Il Vangelo di ieri ci esortava a diventare come dei bambini. Interessante meditare su questo e sui vari risvolti delle affermazioni di Gesù. Esaminiamo quest'affermazione dal punto di vista psicologico.
Di solito un bambino di una famiglia normale è portato ad amare i propri genitori, in quanto ha bisogno di loro e loro soddisfano tutte le loro necessità. Si è però notato che il bambino proveniente da famiglie disastrate dove viene maltrattato, tende comunque a giustificare i genitori, semplicemente perché li ama. La cultura di oggi fatica a concepire un Dio che punisce, eppure nessuno si sogna di cambiare la formula dell'atto di dolore: “ho meritato i tuoi castighi”. Il castigo, infatti, ha come obiettivo quello di rendere casto, ovvero puro, senza macchia. Il genitore non ama castigare il proprio figlio, così come l'insegnante non vorrebbe usare maniere forti. Eppure talvolta si rendono necessari perché la dolcezza porterebbe a un comportamento errato e quindi ad una tristezza dell'animo. Quindi è d'uopo il castigare. Dio permette, perciò, alcuni dolori nella vita per castigare, cioè rendere puro il cuore. Come il bambino che riceve percosse dal genitore, lo ama comunque, noi dovremmo amare sempre Dio, sebbene permetta nella nostra vita qualche dolore. Perché, talvolta, permette invece che soffra un innocente? Questo un insegnante lo capisce bene! Spesso si chiede di fare delle commissioni proprio a quegli alunni che si mostrano generosi. Si chiede a loro perché è più facile strappare un consenso. Non si può chiedere ad un alunno che spesso dice di no anche quando gli si domanda di compiere piccole cose, di pulire un'aula intera. Prima lo si educherà a pulire lo scaffale, recalcitrerà nel farlo, poi dopo averlo ottenuto riuscirà a donare più tempo e dedizione. Ecco perché ai santi accadevano molte più cose dolorose. Dio in quel momento aveva bisogno che gli donassero quella sofferenza per purificare qualche altra anima.
Torniamo perciò all'esortazione di Gesù di diventare come bambini. Chi ha avuto a che fare con i bambini sa quanto qualche volta siano capricciosi! Gesù non intendeva asso
lutamente dire agli adulti di diventare capricciosi. Il bambino sa che ha sempre bisogno di imparare, non ha timore a rifugiarsi fra le braccia della mamma se ha paura. Il cristiano deve essere consapevole che le braccia di Dio sono accoglienti, che lo difenderanno dal vero male, quello dello spirito. Noi umani ragioniamo spesso come uomini e il dolore maggiore è quello fisico. Non è così! Quello che ci lede è quello che rimarrà eternamente... quindi la conseguenza del peccato mortale. È quello il nostro vero male.
Il bambino, soprattutto i primi anni della vita, non sa bene la distinzione tra bene e male. Ritorniamo alla condizione originaria di Adamo e Eva. Non sapevano qual era il male, non conoscevano nemmeno il peccato. Il bambino cresce e impara imitando. Dobbiamo davvero pensare che Dio sia nostro padre, così lo imiteremmo come farebbe il bambino con il genitore. E poi il bambino desidera imparare: i suoi perché insistenti fanno perdere la pazienza all'adulto, ma per il bambino è una fase importantissima e ineludibile per saziare il suo desiderio cognitivo. Anch'io devo imparare qualcosa da Dio, sono un bambino desideroso d'imparare di concretizza l'amore nella mia vita. Questo atteggiamento è fondamentale per l'umiltà, mi aiuterà non solamente a non ritenere me infallibile, ma pure gli altri. Se accetto i miei sbagli, accetterò anche quelli degli altri.
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