La vita del sacerdote deve perciò distinguersi nella mortificazione, preghiera e santità. Non può condurre la stessa vita di chi ha la vocazione laica. Come pastore di anime, il sacerdote è chiamato a dispensare consigli secondo il pensiero cristiano e non il rispetto umano. Questo vale anche per i cristiani laici: i consigli sono forieri di salvezza o di morte dell'anima. Pure Gloria Polo, dentista colpita da un fulmine, che è stata per cadere nell'inferno, ha senz'altro affermato che i suoi consigli sono stati, per coloro che li hanno ascoltati, strade larghe portanti alla perdizione o disperazione. In questo mondo individualista, non entra bene nella nostra mentalità che ogni nostro peccato si riflette su più persone, non rimane isolato alla realtà individuale, possiede conseguenze efficaci nel destino eterno del prossimo. Coloro per i quali i nostri consigli sono stati portatori di perdizione, saranno presenti al nostro giudizio, per vomitarci addosso le loro accuse (giuste). E avremo la consapevolezza dell'indelebilità dei nostri atti, di quelli che a noi parevano insignificanti e invece hanno una valenza eterna. Siamo parte del Corpo della Chiesa, cioè di Cristo.
Troppo spesso affermiamo che non siamo i custodi dei nostri fratelli e invece, con il nostro rispetto umano, abbiamo loro spianato la strada verso la morte! Certamente che dobbiamo analizzare quali sono le motivazioni per cui ci sentiamo responsabili del nostro prossimo. Spesso sono motivazioni di comodo o egoiste...o derivanti dalla superbia (ci sentiamo superiori), e questo lo dimostriamo nel modo in cui palesiamo ai nostri fratelli la nostra responsabilità su di loro.
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