Non ci si può far santi da soli, non si può bastare a se stessi. A volte si può travisare il concetto di santità, pensare cioé che essa sia un "non aver difetti"... Non è così.
Un po' di tempo fa pensavo ad alcune parole di san Paolo: se crediamo a Cristo ma non alla Resurrezione, siamo da compiangere più degli altri uomini della terra. Verissimo! Talvolta si crede "troppo" alla vita terrena di Gesù fino alla sua Passione... ma poi, al momento della Resurrezione, inconsciamente, si storce il naso. Credi veramente nella Resurrezione di Cristo? Non so quanti di noi risponderebbero un sì deciso, visto il terrore che si ha di fronte alla morte. San Paolo vedeva lontano. Paura sì, ma non troppa: bisogna aver fede in quella comunione dei santi di cui parla il catechismo e concretizzarla. In pratica ciò vorrebbe dire che abbiamo in cielo dei protettori potenti che ci elargiscono i loro doni... Ma non solo. Vale anche per noi che siamo sulla terra, anche se il discorso si complica un po'.
C'è un proverbio italiano affermante che una mela guasta rovina anche le altre. E' vero pure questo. E' più facile essere contenti accanto ad una persona felice: il suo buon umore ci contagia. Lo stesso vale per il cattivo umore: non possiamo mostrarci più di tanto gai se l'altro se ne sta immusonito, trincerato nei suoi malumori.
Un esempio, forse banale questo, ma che rende l'idea di come ci contagiamo a vicenda nella strada della santità. Non possiamo pensare di conquistare l'aureola da soli, credendo che la santità sia una perfezione tutta esterna. La santità è molto diversa da quel 9 in condotta che i professori davano sulla pagella scolastica: è un sapersi innalzare con le ali di Dio...Un lasciarsi amare da Lui.
Allora si può comprendere come è importante essere santi, in modo da portare altri a desiderarlo, ad avere quella santa invidia....
Nessun commento:
Posta un commento