Nel giro di due giorni la liturgia ci propone tre figure di donne che servono ed amano Gesù, in modo diverso e del tutto personale. È interessante cercare di entrare nella personalità di ciascuna di esse e capire le motivazioni del loro agire.
Oggi due figure di donne che paiono in contrapposizione, Marta e Maria. Marta è tutta occupata nei servizi, in modo che Gesù possa avere la migliore delle ospitalità; Maria è ai suoi piedi e ascolta Gesù. È da notare che Gesù non rimprovera Marta mentre fa i lavori, ma in seguito alla frase che lei stessa gli rivolge: “Di' a Maria che mi aiuti”. Gesù non rimprovera Marta perché si occupa delle cose materiali inerenti all'ospitalità, ma la mancanza di gratuità e di calma nel suo agire. Aveva ragione Marta a riprendere Maria perché se ne stava comoda ad ascoltare Gesù lasciandola dibattere in incombenze altrettanto necessarie, senza muovere un dito! È la preoccupazione che si mette nel fare le cose. È ben vero che l'amore fa uscire da se stessi e spinge all'azione, non basta ascoltare Gesù, è opportuno agire.
Domani, invece, il vangelo ci propone la figura di un'altra donna: Maria Maddalena. Maria Maddalena è stata vicina alla Madonna mentre Suo Figlio veniva ingiustamente giustiziato. Le donne sono state le uniche, insieme con Giovanni, a seguire Gesù fino alla Croce, a vederlo spirare. E non è cosa da niente. Chi può sopportare di vedere una persona a cui si vuole bene morire ingiustamente, picchiata, flagellata crudelmente, senza poter alzare un dito? Al solo pensare che Gesù ha sopportato tali sofferenze, viene il magone. Il film di Mel Gibson rende l'idea. Viene a noi che non l'abbiamo visto di persona, si possa immaginare chi assisté a tale cruento spettacolo! Lo aveva visto soffrire, morire sulla croce, spasimare. Il suo amore sincero per il Signore, la sua pietà, la spinse a recarsi di buon mattino al sepolcro. Le donne non hanno avuto paura di mostrare la loro sofferenza durante la passione e così adesso, dopo che il suo Corpo era ormai deposto nel sepolcro, rendergli gli omaggi necessari. Ma ecco la sorpresa, la sofferenza non è ancora finita: il Corpo di Gesù non c'è più. La reazione di Maria non si fa attendere: piange disperata, il corpo del suo Signore non c'è. Non crede all'annuncio di Gesù della Resurrezione, anche lei incredula come tutti. Pensa che l'abbiano rubato, che abbiano ancora compiuto uno scempio sul cadavere del suo Maestro. Gesù ha pietà delle lacrime di Maria e le appare. Lei non lo riconosce, pensa che sia il giardiniere e domanda dove hanno posto il Corpo del suo Signore. Ecco che Gesù la chiama per nome. Il nome è tutto, è l'essenza della persona. Non si fa riconoscere dicendo semplicemente: “Sono io, Gesù” cioè dicendo il proprio nome, ma quello della donna, di colei che ha davanti. Chiaro la decentralizzazione costante dall'io al tu. Dio non può pensare a se stesso. Con tenerezza pronuncia il nome di Maria, capisce la sua sofferenza. E Maria Maddalena lo riconosce dal modo in cui pronuncia il suo nome, comprendendo il suo dolore più profondo, il motivo di esso.
Gesù non cambia la personalità della gente, sfrutta i talenti, accetta le varie manifestazioni di affetto senza dire qual è la migliore. Tutte vanno bene purché sia sincera e sia vero amore.
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