Com'è difficile abbandonarsi in Dio!
Alla base di questo c'è la concezione che abbiamo di padre. Quale figura ci viene in mente quando pensiamo a "padre"? Abbiamo in mente un padre che ci abbandona? Un padre feroce? Un padre che ci consente tutto fino ad essere assente quando ci mettiamo nei pericoli? Oppure un padre che ci ama immensamente, pronto a farsi conoscere, a dare la propria vita per noi, a sacrificare ciò che di più caro ha per noi, che ci corregge quando sbagliamo affinché non finiamo in una strada facile, ma sicuramente immensamente pericolosa per noi?
Alla base del nostro cammino spirituale c'è l'idea di "Padre" secondo la nostra esperienza personale, secondo ciò che abbiamo vissuto. Spesso infatti si dice che chi ama in modo distorto, è perché non ha mai conosciuto l'amore e non è mai stato amato in modo vero.
Proprio per questo Dio si è incarnato, per farsi conoscere agli uomini così come Egli è. Il nostro amore deve essere purificato dalla concezione che abbiamo di padre e abbracciare quella vera di Dio Padre.
Se leggiamo ed entriamo nel vivo delle Parole del Vangelo, scopriamo un Dio che ci ama immensamente, che predicando l'Amore, si svela. Ecco perché è importantissimo meditare il Vangelo, in esso vi è esplicitato l'amore che Dio ha per noi.
Abbandonarsi in Dio vuol dire lasciare il nostro modo di pensare, ritenendo che quello di Dio è più sapiente e pieno di amore nei nostri confronti, che sa il vero bene per noi, anche se ci chiede qualcosa che non vorremmo mai accadesse. È ritenerci meno sapienti di Dio, è mettere nelle mani di Qualcuno più grande di noi la nostra vita e lasciare che dipinga il quadro più bello.
Il fine di Dio è la salvezza delle nostre anime, è la conquista da parte nostra del Paradiso, del pieno possesso dei Suoi beni. Tale fine, però, a volte ci chiede il completo distacco dalle cose terrene, comprese le persone che ci stanno accanto.
È davvero difficile per un ricco entrare nella concezione del Regno di Dio. E per ricco, non si intende colui che ha tanti soldi, ma colui che è ricco di sé, colui che vuole essere il centro della propria e altrui vita, che mette al centro i propri interessi, sentimenti, orgoglio, soddisfazione personale, a discapito dell'amore.
Chi ama davvero si fa piccolo... e qui lascio la parola a san Paolo...
"Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia, comprendessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, non mi servirebbe a nulla.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!"
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