Tra tanti film violenti,
ce ne sono altri che sanno insegnare qualcosa. Uno di questi è
sicuramente “Che Dio ci aiuti”. Ovviamente, come quando leggiamo
un libro, percepiamo e focalizziamo il nostro interesse su ciò che
ci interessa maggiormente o rispecchia e risponde alle nostre
aspettative. Per rispondere a queste, gli autori della fiction hanno
inserito anche l'elemento romantico delle storie d'amore difficili e
coinvolgenti, ma tutto verte sulla protagonista della storia, una
suora “sui generis”, suor Angela, un po' strana, impicciona, ma
che ha una grande sete di fare del bene, di amare il prossimo
aiutandolo a fare chiarezza nei loro cuori e a condurli per la giusta
strada. A me interessa principalmente l'aspetto religioso e mi
identifico in suor Angela, un personaggio che m'intriga, mi sprona a
compiere la missione ogni giorno. I film, così come i libri e tutti
i mezzi di divulgazione, hanno un ruolo molto importante nella
costruzione della mentalità della gente. Molto tempo fa lessi di
manifestazioni di anime venute dall'aldilà, sia dal Purgatorio che
dall'Inferno. Una di queste anime dovette scontare molto tempo in
Purgatorio perché aveva divulgato libri che incitavano all'odio,
alla violenza e alla lussuria. Il mezzo che oggigiorno ha un ruolo
ponderante e significativo è sicuramente internet. Con la velocità
pari quasi a quella della luce trasmette idee, pensieri, notizie
false e vere e condiziona il pensiero, la mentalità in modo davvero
pesante, grevemente e efficacemente.
Gli autori hanno scelto
per i loro protagonisti nomi significativi, non so se i
telespettatori se ne sono accorti: Angela (messaggera), Costanza (la
costanza della superiora nella fede si svela durante le cinque
stagioni), Azzurra (come il cielo... diventerà suora?), Rosa (la
sorella opposta ad Azzurra), Valentina (forte, di valore... che dovrà
affrontare con forza la sua invalidità causata da un incidente.... e
così via...ne ho citato solamente alcuni per rendere l'idea.
La parte che più mi fa
riflettere sono quelli che vengono comunemente chiamati “monologhi
di suor Angela”, ma di fatto non sono dei monologhi, sono i momenti
in cui suor Angela prega davanti al Santissimo e al Crocifisso. Gli
autori, infatti, hanno sottolineato che quei momenti erano dei
dialoghi, delle richieste di preghiera di suor Angela, mediante le
inquadrature dei particolari del Crocifisso e lo scorrere dei vari
momenti di vita dei protagonisti della serie, evidenziando il
carattere verticale e orizzontale della preghiera e nel momento in
cui Azzurra si ritrova impacciatissima in cappella, come suor Angela,
a chiedere il miracolo del risveglio dal coma della sua carissima
amica Valentina che aveva provato a suicidarsi ed ottiene una
risposta. Non sono monologhi, ma preghiere... e sono davvero
toccanti. La risposta di Dio sono gli avvenimenti che si snodano
nelle varie direzioni, secondo ciò che suor Angela aveva domandato,
oppure in modo sorprendentemente diverso. La preghiera di suor Angela
diventa un monologo nella quinta serie quando la richiesta della
guarigione di Eugenia ammalata di cancro viene esaudita in modo
sorprendente e doloroso, ovvero con la morte di un altro bimbo che
aveva dedicato la sua vita ad aiutare il padre malato precocemente di
Alzheimer.
La quinta stagione,
infatti, verte su un argomento importantissimo mescolato nelle varie
vicende amorose e divertenti: la morte in tutte le sue sfaccettature:
degli adulti, dei giovani, dei bambini. È un argomento che si snoda
silenziosamente, emergendo prepotentemente nei vari momenti di
decisioni importanti e nelle crisi di fede. Vi riporto il monologo
originale di suor Angela.
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